Scritto da Arsim Kajtazi (Tradotto in italiano da Brunilda Ternova)
Il 14 Maggio 2009 ha avuto inizio la Quarta Edizione della Biennale di Praga (Prague Biennale) - che si sta affermando nella scena internazionale dell'arte contemporanea. Ma non solo, quest'anno tra i partecipanti partecipa anche un gruppo dei nostri artisti, nella sezione dedicata " Albania&Kosovo".
Arsim Kajtazi - Signor Shabani, ormai ci troviamo vicino all’apertura della Biennale di Praga 4, dove Lei in qualità di curatore ha effettuato la selezione dei artisti Albanesi che si presenteranno in questa creativa rassegna internazionale. Ci può dire qualcosa in più riguardo il Suo concetto selettivo e rappresentativo?
Artan Shabani - Il concetto curatoriale sotto il quale ho la fortuna di presentare un gruppo di artisti Albanesi nella Biennale di Praga 4 si intitola “Vecchie notizie dai Balcani”. Questo progetto viene rappresentato da un gruppo di artisti, i quali, anche se appartengono a stili e a stati diversi, hanno in comune il medium della pittura e l’etnia.
La penisola Balcanica è famosa per i clichè che esporta nel mondo da quasi due secoli – che vanno dai conflitti etnici, religiosi, nazionali, di frontiera, linguistici a quelli sui nomi dei santi, passando per l’incendio delle chiese e delle moschee, il trafugare le icone e gli inni del turbofolk – perciò questo progetto con i suoi artisti tenta di mettere in luce lo sforzo giornaliero che la gente dei Balcani intraprende per vivere la loro vita intima in una micro geografia ambulante e non in una metafora imposta dai titoli dei giornali nazionali e internazionali.
Queste rassegne internazionali, persino quella nella Biennale di Venezia dove l’Albania ha avuto varie modeste esperienze di rappresentazione, pongono la questione delicata della piena sostenibilità, soprattutto finanziaria, dell’arte e della cultura anche in riferimento alla partecipazione dello Stato.
Arsim Kajtazi - Quanto viene seriamente compreso del fatto che dobbiamo intendere la nostra arte e la nostra cultura come uno dei valori e dei meccanismi degni di rappresentanza della nostra cultura nello spirito dell’integrazione culturale europea ed internazionale?
Artan Shabani - E’ giusto ed è il caso di dire e di pensare che l’arte ha un impatto immediato grazie al fatto che crea l’immagine di un Paese. Nel caso dei Paesi come l’Albania oppure il Kosova, l’immagine artistica assume un ruolo prioritario proprio perché ciò che abbiamo esportato nel mondo per molti lunghissimi anni sono principalmente le illustrazioni date dai notiziari televisivi e i clichè conflittuali dei quali ho parlato sopra.
L’Arte Albanese e la sua rappresentazione internazionale richiede una seria e speciale attenzione da parte dello Stato, il ruolo del quale mi sembra molto assente in relazione alle aspettative che i professionisti dell’arte hanno nei suoi confronti.
Nel caso della Biennale di Praga, io non ho avuto alcun genere d’aiuto finanziario da parte dello stato e/o da qualche altro sponsor, eccetto il caso isolato della Promenade Gallery di Vlora, la quale si specializza nella promozione degli artisti internazionali in Albania e di quelli albanesi nel mondo.
Nella Biennale di Venezia, l’Albania si è presentata con artisti stimati come Sisley Xhafa, curato da Andi Tepelena, ma anche con altri come Adrian Paci e Anri Sala. Quest’anno io ho avuto la fortuna di essere stato invitato alla Biennale di Venezia grazie al Progetto Krossing con il ciclo Happy Hours con il quale presento il tema della emigrazione e della sensibilità sociale verso questo fenomeno. La maggior parte di queste iniziative rimangono totalmente individuali e non vengono incoraggiate a livello statale. Questo, secondo la mia personale opinione, è un handicap molto importante, soprattutto in attività internazionali di questo calibro, anche solo per il fatto che gli altri artisti concorrenti vengono sostenuti da strutture sofisticate statali cosa che senza dubbio offre a loro un vantaggio competitivo.
Nella sua selezione ci sono 6 artisti, 4 dall’Albania e 2 dal Kosova: (Driton Hajredini (KS); Ervin Hatibi (AL); Dalip Kryeziu (KS); Alfred Mirashi (AL); Alkan Nallbani (AL); Artan Shabani (AL).
Arsim Kajtazi - In questo caso avete prescelto anche due artisti ben conosciuti dal Kosova, Dalip Kryeziun e Driton Hajredinin. Quali aspetti hanno influenzato la sua scelta riguardo questi artisti?
Predominano gli aspetti creativi estetici dell’arte visiva, oppure ci sono anche altri elementi non estetici che vi hanno spinto in questo caso?
I criteri della presentazione sono stati abbastanza rigorosi da elevare la rappresentazione a livello statale? Questa presentazione significa che ci sono anche dimensioni di collaborazione tra i due ministeri della cultura, oppure che in questo caso il concetto artistico si è elevato al di sopra degli impedimenti e della politica culturale?
Artan Shabani - Lo ripeto, mio malgrado, che da parte dei Ministeri della Cultura di tutte e due i Paesi albanesi non ho avuto nessun aiuto né collaborazione per la rappresentazione di questo progetto. Promenade Gallery è stata l’unica struttura di supporto privato, che promuove in un vasto spettro artisti albanesi e tra questi anche i due artisti albanesi delle regioni del Kosova.
Dalip Kryeziu e Driton Hajredini sono due artisti figurativi di talento, i quali, tramite la loro lunga esperienza in Germania, Svizzera, Danimarca e altrove, hanno conquistato una posizione dignitosa nell’arena dell’arte europea. Anche gli artisti albanesi scelti in Albania sono artisti di provata fama nell’arena dell’arte europea e ciascuno di loro presenta le sue spiccate peculiarità in modo che il quadro dell’arte pan-albanese venga presentato con tutto il suo spettro. E’ da sottolineare il contributo dell’artista Ervin Hatibi che il pubblico pan-albanese conosce principalmente come un poeta di talento, ma lo conosce meno come pittore. Personalmente ho fiducia nel lavoro di ciascuno degli artisti e penso di continuare la collaborazione con loro per presentarli anche nei progetti che intendo intraprendere a Copenhagen, New York, Milano e senza dubbio anche a Vlora (Albania).
Arsim Kajtazi - Ha un pensiero estetico e un suo punto di vista riguardo le attuali correnti artistiche albanesi? Nella Biennale di Praga partecipa in qualità di curatore; sarà possibile scomporre concretamente il suo concetto selettivo in ciò che di particolare nell’arte albanese e internazionale in questo caso gli artisti scelti offrono?
Il fatto che ha deciso di presentare anche il suo lavoro artistico vuol dire che vede se stesso nell’ambito di questo mosaico rappresentativo dei valori dell’arte contemporanea albanese che attualmente si sta creando, oppure è l’ineluttabile finalità estetica del suo concetto di curatore?
Artan Shabani - In realtà questa è la prima volta che io curo una rassegna di questo genere nell’arena dell’arte internazionale. Ho curato anche prima altre attività, ma mai di questo livello. Vorrei sottolineare un fatto, che per quello che mi riguarda, è il filo conduttore di tutta questa importante iniziativa. Io prima di tutto sono un artista, precisamente sono un pittore.
La pittura per me non è semplicemente una professione, ma è realmente una passione che mi anima da quando ero un bambino. E’ da più di venti anni che vedo il mondo con gli occhi dell’artista, o meglio, con gli occhi di un pittore. Ho più di venti anni di esperienza nella professione del pittore, pertanto anche il lavoro di gallerista, di collezionista d’arte e di curatore che esercito da qualche anno sono un logico prolungamento della mia passione per la pittura, essendo anche un buon conoscitore del mondo del arte visiva.
Quando scelgo di lavorare con specifici artisti, seleziono la loro arte con l’emozione del pittore, ma anche con l’occhio del professionista che sa distinguere l’arte molto buona da quella meno buona. E’ questa probabilmente la mia nota distintiva in questa importante iniziativa artistica.
Per quello che riguarda l’arte albanese in generale, sinceramente penso che noi veramente abbiamo un arte ottima e degli artisti ottimi. La nostra tradizione della pittura è realmente una scuola della quale non solamente dobbiamo essere orgogliosi, ma dobbiamo anche meditarci su per trarre ispirazione.
Senza dilungarmi troppo, vorrei citare i nomi di Ibrahim Kodra, Zef Shoshi, Omer Kaleshi, ma anche di altri che continuano a onorare l’albanismo nell’arena internazionale dell’arte visiva. Non penso che siano finiti i talenti, ma penso che manchino le strutture adeguate per accompagnare questi talenti in modo tale che prendano a germogliare in tutte le loro forme figurative.
Arsim Kajtazi - Cosa pensa che debbano fare le nostre rispettive istituzioni artistico-cuturali statali, per far si che la nostra cultura venga stimolata, sviluppata e progredita verso livelli internazionali rilevanti?
Artan Shabani - Prima di tutto devono esistere le strutture. In passato, anche se spesso ci riferiamo al passato per i suoi aspetti negativi, malgrado tutto le strutture statali di appoggio all’arte non mancavano. Uno Stato e/o una Nazione per meritare pienamente questa denominazione, dovrebbero collaborare per servire l’arte e viceversa l’arte con essi. Sono ben conosciuti i legami dell’arte con lo Stato e con il potere nel tempo e nello spazio. Per ispirarsi basta che i nostri stati esaminino le strutture statali dei Paesi vicini applicandosi modestamente come loro.
Penso realmente che uno tra i fatti principali che testimonierà l’uscita da questa transizione di vent’anni, estenuante per l’Albania ma anche per il Kosova del dopoguerra, sarà proprio l’impegno serio dello Stato nell’ambito dell’arte. Ovverosia, quando quest’ultimo diventerà pienamente consapevole del reale valore nazionale dell’arte, solamente allora, gli artisti potranno ricoprire il loro ruolo reale nelle nostre società.
Arsim Kajtazi - Che genere di strutture professionali e artistiche si devono plasmare in Albania e in Kosova per riuscire a presentarci degnamente con dei valori creativi contemporanei in tali manifestazioni internazionali?
Artan Shabani - Molte volte ho espresso la mia opinione dicendo che è difficile dare consigli e messaggi ben definiti, poiché i modelli sono ormai risaputi e vengono offerti anche dai nostri vicini che hanno ben capito l’importanza della loro tradizione e della continuità culturale. Non è per niente facile enumerare i vuoti del tuo paese, anche per il fatto che gli albanesi soffrono di carenze vitali rispetto al lusso che l’arte rappresenta a prima vista.
Si deve capire che l’arte non è per niente un lusso, ma è un bisogno reale per la longevità.
Nietzche diceva: “l’arte è l’unica attività metafisica nella quale siamo in obbligo con la vita”. Colui che capisce questo messaggio, soprattutto nel contesto nazionale, non dovrebbe aspettare consigli ma dovrebbe lavorare concretamente per portare avanti questa nobile missione.
http://albanianews.it/interviste/090609-intervista-con-artan-shabani-allapertura-della-biennale-di-praga
venerdì 24 luglio 2009
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