di Brunilda Ternova
I libri religiosi, una
inesauribile fonte per gli studiosi, sono giunti ai giorni nostri dopo
moltissime modifiche, varie ricostruzioni e molteplici traduzioni. Sono tante
le ricerche nell’arco dei secoli e a livello mondiale che hanno cercato di
ricostruire con metodo scientifico la miriade di avvenimenti descritti in essi,
offrendoci così delle alternative alla versione imperante che è stata imposta a
partire da un determinato momento storico. Una buona parte degli elementi delle
religioni - ereditati dai nostri antenati per la maggior parte in forma orale -
nonostante vari adattamenti e modifiche hanno conservato una certa
riconoscibilità. Attraverso le varie testimonianze tramandateci nei testi sacri
e non, si può intuire un background unitario religioso che fa emergere due
possibili paradigmi interpretativi: quello teologico e quello scientifico.
Prof. Mauro Biglino, oltre ad
essere un esegeta biblico, è curatore di prodotti multimediali di carattere
storico, culturale e didattico per importanti case editrici italiane,
collaboratore di riviste, studioso di storia delle religioni, traduttore di
ebraico antico per conto delle Edizioni San Paolo. Da 30 anni si occupa dei cosiddetti testi sacri
e da più di 10 anni di Massoneria. Secondo lo studioso la Genesi, nel significato
letterale dei termini ebraici, racconta la formazione dell’uomo attraverso un
intervento di ingegneria genetica, una ricorrenza sbalorditiva questa che
troviamo nelle religioni di tutto il mondo. Biglino nel suo lavoro di
traduzione letterale dell’antico testamento è una vera e propria rivelazione in
questo ambito ribaltando le versioni ufficiali. Tra i suoi libri ricordiamo: “Resurrezione reincarnazione. Favole
consolatorie o realtà?”(Infinito Records, 2009), “Chiesa romana cattolica e
massoneria. Realmente così diverse?” (Infinito Records, 2009), “Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia” (Uno Editori,
2010), “Il Dio Alieno della Bibbia”
(Uno Editori, 2011), ecc.
Brunilda Ternova: Gli argomenti sono vastissimi e ovviamente non si
possono affrontare in pieno in una singola intervista, però cerchiamo di
aiutare il lettore a comprendere meglio la prospettiva del suo lavoro. In
primis, cosa ha scatenato l’idea di intraprendere questo percorso e quando è
scaturita?
Mauro Biglino: Dall’età del liceo mi interesso di storia delle
religioni e molti anni fa ho deciso di studiare l’ebraico per avere accesso
diretto alle fonti della più importante religione occidentale, quella in cui
sono cresciuto. Ho iniziato a tradurre per conto mio fino a che le Ed San Paolo sono venute in contatto con
le mie traduzioni, le hanno giudicate molto positivamente e mi hanno affidato
l’incarico di tradurre letteralmente vari libri dell’Antico Testamento: fino ad
ora ne ho tradotti 23 e loro ne hanno pubblicati 17 nella collana della Bibbia Ebraica Interlineare.
Effettuando le traduzioni
“letterali” mi sono accorto che il codice ebraico presentava temi e contenuti che avevano valenze e
significati diversi da quelli normalmente trasmessi dalla catechesi ed allora,
dopo 10 anni di lavoro, ho deciso di iniziare a raccontare ciò che veramente
colgo in quei testi. Di qui sono nati i libri che lei ha citato nella
presentazione; libri che contengono una storia diversa che non implica
necessariamente un giudizio sull’esistenza o meno di Dio, questo aspetto
attiene infatti alla fede individuale che è e deve rimanere indiscutibile nella
sua natura di scelta personale.
Brunilda Ternova: Nell’opera di traduzione alla base dei suoi
lavori lei si è avvalso del Codex
Leningradensis (codice masoretico di Leningrado). Vogliamo spiegare al
lettore di cosa si tratta e perché è così importante?
Mauro Biglino: Si tratta della versione ebraica del testo biblico
realizzata su pergamena, datata 1008, elaborata dai masoreti (custodi della
tradizione) della scuola di Tiberiade: uno dei gruppi che stavano provvedendo
alla edizione definitiva della Bibbia ebraica. Dal momento che il testo
originario della Bibbia era scritto con una successione continua ed
ininterrotta di consonanti, il loro lavoro consisteva nell’identificare le
singole parole e nell’inserire i suoni delle vocali per dare loro il
significato definitivo. Il Codex
Leningradensis è importante perché è il codice antico universalmente
accettato come canonico dalle chiese; è quindi il testo ufficiale da cui sono
ricavate le Bibbie che possediamo e la cui traduzione è ovviamente condizionata
dal pensiero teologico che si è sviluppato nei secoli attraverso elaborazioni
continue e non pochi contrasti tra le varie correnti di pensiero.
Brunilda Ternova: Quali sono gli approcci e le tecniche con i quali
si accosta comunemente all’attività di traduttore dell’antico ebraico?
Mauro Biglino: Mi approccio con le tecniche che ho appreso negli
anni di traduzione professionale. Mi avvalgo di vari dizionari di ebraico e
aramaico biblici pubblicati negli USA e in Israele, curati anche dai Rabbini,
per poter risalire al significato originario delle singole radici ebraiche
delle parole la cui area semantica sappiamo essere molto ampia e complessa. Ho
scelto di rimanere fedele alle indicazioni di uno dei massimi esegeti ebrei,
Rashi de Toyes, il quale diceva che alle parole della Bibbia di possono
attribuire molti significati diversi ma ce n’è uno che “non possono non avere”
ed è quello letterale (peshàt). Io
cerco di attenermi a questo perché negli anni è maturata in me la sensazione
che sia quello che veramente contiene la storia che gli autori biblici hanno
voluto tramandare. Una sensazione che si
va via trasformando in convinzione soprattutto nel momento in cui il
significato letterale trova rispondenze e parallelismi molto significativi nei
racconti che ci sono stati lasciati dai popoli di tutti i continenti.
Brunilda Ternova: Ci può fornire qualche esempio pratico di
traduzione letterale del testo biblico evidenziandone le difficoltà?
Mauro Biglino: Prendiamo come esempio il termine [nefilìm] sul
quale da anni diversi docenti stanno disputando senza giungere ad una
conclusione soddisfacente. Secondo i famosissimo autore Z. Sitchin il termine
deriva dal verbo [nafàl] e
significa “coloro che sono caduti” ma
sappiamo che esiste una notevole differenza semantica tra “cadere” e “scendere,
venire giù”: il verbo “scendere” porta chiaramente in sé il carattere dell’intenzionalità, che non risulta invece
presente nell’atto del “cadere”, un’azione che normalmente si subisce. Proprio
su questo aspetto pone l’accento Michael Heiser della Wisconsin University.
Egli sostiene che [nephilìm] non deriva
da [nafàl] perché la sua vocalizzazione differisce dalle usuali derivazioni di
tale radice e, di conseguenza, non gli può essere attribuita l’intenzionalità
insita nello “scendere”.
Nella questione interviene il
docente universitario Ronald S. Hendel – Università di Berkley – che documenta
come l’uso del verbo [nafàl] con il significato di “cadere” sia presente in
atri punti nella Bibbia e afferma che [nephilìm] rappresenta la forma “qatil”
del verbo, che può essere vista quindi come il passivo aggettivale della radice
[nafàl] con il significato di “cadere”: in sintesi si tratterebbe di una sorta
di aggettivo coniugato.
Per contro, lo studioso cita un
passo del capitolo 32 di Ezechiele in cui il verbo [nafàl] indica con chiarezza
una discesa volontaria operata da guerrieri. Non pare dunque una forzatura
estendere il significato di [nephilìm] e attribuirgli, come per [yaràd], sia il
valore di un “cadere involontario” sia quello di uno “scendere in modo
intenzionale”.
Come si vede la filologia
comporta questioni non da poco. In questo specifico caso io nel mio libro ho
proposto una soluzione alternativa derivante dal significato aramaico del
termine.
Nel libro “Il Dio Alieno Della
Bibbia” ho anche evidenziato le difficoltà relative al termine Elohìm, dando
conto di come il suo significato sia più facilmente deducibile dal contesto
piuttosto che dalla pura analisi filologica.
Brunilda Ternova: Le divinità arrivano puntualmente dal cielo e
spesso su “carri fiammeggianti” compiendo azioni abbastanza inspiegabili per
gli esseri umani e le popolazioni dell’antichità. Persino i poemi Omerici sono
costellati di riferimento a tecnologie volanti che anche oggi facciamo fatica a
comprendere. Come se li spiega?
Mauro Biglino: La spiegazione risiede a mio avviso nel fatto che,
come già ho avuto modo di accennare,
tutti i racconti di tutti i popoli di ogni continente rimandano alla
tessa storia: individui venuti dal cielo che hanno “fatto” l’uomo; gli hanno dato
civiltà, lingua, cultura ed hanno anche combattuto tra di loro per il dominio
sui vari territori del pianeta. Tutti ci raccontano delle macchine volanti e
dunque ritengo che non si possa più fingere che si tratti di favole o miti:
bisognerà cominciare a pensare che si
tratta di storie vere narrate con gli strumenti culturali, concettuali e
linguistici di cui disponevano gli autori dei testi antichi. Avevano la
necessità di raccontare ai loro lettori degli eventi che erano di ordine
diverso rispetto alla normalità, fenomeni che trascendevano le loro conoscenze
e le possibilità di comprensione. Sappiamo per esempio che tutto ciò che era
inerente al volo non poteva che essere definito con la terminologia propria del
mondo degli uccelli; tutto ciò che emetteva una qualche forma di energia visibile
era definito ardente o infuocato; gli improvvisi getti o riflessi di luce erano
necessariamente lampi; ogni rombo, frastuono o rumore prodotto da un qualunque
mezzo veniva identificato con il tuono o con il suono prodotto da grandi masse
di acqua; ogni strumento di osservazione, magari di forma tondeggiante, era
evidentemente un occhio. In ogni caso, fatte salve le differenze linguistiche,
siamo di fronte a racconti coerenti e paralleli di cui abbiamo testimonianza
presso i popoli di tutto il pianeta: Sumeri, Ebrei, Indu, Greci, Maya, Aztechi,
Celti, Hopi, Cinesi, Giapponesi, Zulu, Dogon, Maori…
Brunilda Ternova: Lei sostiene che al tempo dell’uscita di Mosè
dall’Egitto, non esistesse l’ebraico quanto piuttosto l’egiziano antico,
l’amorreo, l’aramaico o qualche altra lingua. Su quali fonti si basa e si
argomenta questa tesi? A quando risalgono le prime prove dell’esistenza della
lingua ebraica?
Mauro Biglino: Le fonti sono accademiche e sono costituite in
particolare dagli studi del dipartimento di filologia semitica dell’Università La Sapienza di Roma,
specificatamente dai lavori pubblicati dai docenti Prof. Giovanni Garbini (anche membro
dell’Accademia dei Lincei) e Prof. Olivier Durand secondo i quali “l’ebraico
non è la lingua originaria delle tribù israelitiche… e si è formato
verosimilmente verso il X sec. A.C.” (Introduzione alle lingue semitiche, Ed.
Paideia) . Sappiamo che l’uscita di Mosè dall’Egitto viene collocata dai vari studiosi in un periodo che varia dal
XVI al XIII sec. a.C., pertanto la lingua sua e di coloro che l’hanno seguito
non poteva ovviamente essere l’ebraico che si è sviluppato come elaborazione di
un dialetto sudfenicio e le cui prime documentazioni epigrafiche appartengono
all’VIII sec. a.C.. Dal momento che quelle genti sono uscite dall’Egitto
l’ipotesi più verosimile porterebbe a pensare che parlassero la lingua di
quella nazione.
Brunilda Ternova: Attraverso una fedele ricostruzione
dell’originale biblico, ha scritto una serie di libri che parlano della teoria
degli antichi astronauti. Ci può illustrare i temi che in ciascuno in questi
libri vengono approfonditi?
Mauro Biglino: In sintesi posso dire che in questi primi lavori ho
scelto di affrontare alcuni dei temi principali che costituiscono il nocciolo
delle origini di quel nucleo di pensiero religioso che ha dato origine a tre
importanti religioni: giudaismo, islam e cristianesimo.
La natura di Yahwèh, il suo
agire, le macchine volanti con cui si muovevano lui e i suoi colleghi Elohìm
che, come lui, erano esseri mortali (lo dice la Bibbia stessa); le
esperienze che vari profeti hanno avuto con queste macchine volanti; la
tecnologia e i sistemi di comunicazione radio che usavano; l’arca
dell’alleanza; la formazione dell’uomo attraverso un intervento di ingegneria
genetica; la vera natura degli angeli e dei cherubini in particolare, che non
erano neppure individui ma oggetti tecnologici; la vicenda di Adamo ed Eva e la non esistenza del peccato originale; la
questione dei giganti; la figura di Satana e Lucifero… insomma tutti quei
contenuti che la tradizione religiosa ha trasformato e spiritualizzato allo
scopo di affermare e diffondere il
pensiero monoteista che non esisteva nell’Antico Testamento: a
quest’ultimo tema particolarmente significativo ho dedicato uno specifico
capitolo.
Brunilda Ternova: Questi argomenti sono assolutamente sconcertanti
per le persone religiose e che credono ciecamente nelle scritture. Che ne pensa
delle reazioni che hanno sortito e continuano a suscitare?
Mauro Biglino: Capisco che i temi possono essere sconcertanti; so
bene che non è facile affermare che nell’Antico Testamento non esiste il
monoteismo, che Satana è una invenzione teologica, che il nome Jahwèh non
significa Dio, che gli Elohim insieme con gli Anunnaki e i Nephilim rappresentano
la stessa cosa, che gli esseri umani sono il frutto di ingegneria genetica, che
i Cherubini siano in realtà da intendersi non come “grado delle gerarchie
angeliche” bensì come “macchine volanti”, e così via...
Penso tuttavia che una persona
dotata di fede “vera” non dovrebbe farsi scalfire da ciò che scrivo. Per l’uomo
di fede infatti l’Intervento degli Elohim con tutto ciò che ha determinato
potrebbe essere ricompreso nel disegno provvidenziale di quel Dio nel quale crede; gli Elohim
sarebbero anche essi figlio dello stesso Dio creatore; il loro agire sarebbe
frutto della sua volontà e la
Bibbia rimarrebbe comunque, pur con i contenuti così rivisti,
il libro che Dio ha voluto per rivelare all’uomo la sua presenza nella storia.
Brunilda Ternova: Quale è secondo lei la novità più profonda dei
suoi ultimi lavori a livello filologico, teologico e scientifico?
Mauro Biglino: Non saprei dare una risposta precisa indicando
questo o quel contenuto, pertanto penso di potere segnalare come elemento
innovativo l’intera visone di insieme che offre una immagine totalmente diversa
della struttura biblica e dei suoi contenuti. Un quadro complessivo che si
presenta come coerente nel suo evidenziare che gli autori biblici, con ogni
probabilità, ci hanno voluto raccontato degli eventi precisi, una sorta di
cronaca che è stato poi assorbita e distorta dal pensiero teologico. La vera
novità sta proprio in questa nuova visione di quel testo che io provo a leggere
e a presentare al lettore come se fosse
uno dei tanti testi di storia redatti dall’uomo e che, come tutti gli altri che
possediamo, è stato scritto da autori che hanno naturalmente utilizzato le
categorie culturali, concettuali e linguistiche del tempo in cui vivevano.
Brunilda Ternova: La distorta lettura tradizionale dei testi
religiosi ha formato i contenuti psichici e gli archetipi del nostro inconscio
collettivo e personale, fino a solidificarli. Qual è il cambiamento verso
cui dobbiamo aprirci come individui e
come società umana?
Mauro Biglino: Mi rifaccio a quanti detto nella risposta precedente
per precisare che il cambiamento consiste nell’acquisire l’apertura mentale
necessaria ad approcciarsi a quel testo “sacro” in un modo nuovo, più libero,
svincolato dai condizionamenti dei dogmatismo che da secoli ne condizionano la
lettura e la comprensione. Si tratta insomma di avere la disponibilità a
percorrere una via diversa e a seguire ipotesi alternative che prevedono la
possibilità di studiare la
Bibbia con la stessa mentalità con cui studiamo i testi
“sacri” di altre religioni. Capisco che non è facile ma so altrettanto bene che
è possibile: sono moltissimi oramai quelli che lo stanno facendo.
Brunilda Ternova: A livello personale e intimo come si è posto di
fronte alle conseguenze delle idee che stanno emergendo dalla sua lettura?
Mauro Biglino: Penso e spero
che siano liberatorie perché sono fermamente convinto che quando l’uomo si pone
delle domande e applica la categoria dell’analisi a tutto ciò che ascolta,
compie un grande passo verso la conoscenza. La categoria del dubbio è
fondamentale per ogni individuo dotato di ragione e va naturalmente applicata
anche a ciò che io dico e scrivo perché io non sono un possessore di verità ma
solo un individuo che studia e coltiva seriamente la sua profonda curiosità.
Non a caso nei libri pubblico i versetti ebraici e le mie traduzioni: così
facendo fornisco a tutti la possibilità di verificare (o far verificare) ciò
che dico e soprattutto metto seriamente e volontariamente in discussione ogni
mia ipotesi.
Brunilda Ternova: Ringraziandola per il tempo che ci ha dedicato e
augurandole buon lavoro, le chiedo di quale tematica si occuperà nella sua
prossima opera.
Mauro Biglino: Proseguo con l’analisi dell’Antico testamento.
Sono io che ringrazio Lei per
l’attenzione prestata al mio lavoro e porgo un cordialissimo saluto ai lettori.
(23.12.2011)
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