di Lis Bukuroca
(tradotto da Brunilda Ternova)
Al semaforo
ho sentito una fitta al petto e poi un forte dolore. Le distanze delle
frequenze respiratorie aumentarono diventando a tratti più
profonde e a tratti più pacifiche. Il
decentramento mentale a volte era più leggero e altre volte più pesante costringendomi
a chiudere gli occhi. Gli ultimi cinque
respiri – mentre inchinavo la testa
sul volante - furono misteriosi. In quel
momento decisi di chiudere i conti con il mondo intero. Al quarto respiro avevo
perdonato i peccati a quelli che con intrighi e calunnie avevano impedito il mio cammino di vita. A tutti! La terza fu un
po’ ritardata e la mia coscienza subì una vertiginosa e totale degradazione. Il cervello non stava funzionando in modo corretto
e incominciai a vedere varie immagini a colori,
arcobaleni, profeti, angeli e un scuro tunnel con una luce fosforescente alla
fine. Tuttavia, sono
riuscito a chiedere scusa anche alle
mie vittime. Non avevo nel mio repertorio biografico
nessuno, ma non si sa, forse qualcuno avevo inconsciamente e inavvertitamente ferito. Nel secondo respiro, che ritardò ancor più del terzo, avevo pregato tutti i profeti, visto
che sfilavano davanti ai miei occhi uno
dopo l’altro. Meglio pregare tutti,
mi sono detto, forse uno o l’altro si potrebbe sentire discriminato e mi
creerebbe problemi di là. Poi non so cosa accadde. La luce si spense e mi sembrò che lo sguardo abbracciasse
il cielo in pieno, completamente, fissamente
incorporandolo.
Negli ultimi istanti provai anche una sensazione di gioia poiché finalmente
avrei incontrato faccia a faccia la
grande verità. In vita mi sorprendeva sempre
l’orrore e la paura della gente a proposito della morte, anche se credevano nell’eternità. Perché ci sono tante buone promesse?
Perché se lì è meglio di qui c’è questa profonda tristezza? Questo non riuscivo a capirlo.
La morte è
una cosa comune, non è niente di nuovo è un fenomeno naturale e
poi il Dio è buono e soprattutto imparziale, dicevo
tra me e me. Avevo più paura delle divinità auto-proclamate che
del vero Dio, di quello giusto ... La
morte, però, non è né innovazione
e neppure una stranezza. Nel futuro le morti come le
nostre e con la nostra longevità saranno la vera
stranezza. La pensa in questo modo anche
il professor Aubrey de Grey dell’Università di Cambridge.
Durante la vita,
nel subconscio, nell’alter ego ribelle, di tanto in tanto regna una
convinzione che forse io, proprio io,
non morirò mai. Forse io sono una
eccezione, pensai, oppure verrà scoperto qualche farmaco miracoloso. Il
professore Gray pensa che la vecchiaia può essere
rimandata e l’uomo non morirà
prima dei mille anni. Il metodo? Per mezzo della biotecnologia, le basi molecolari permettono al corpo di auto
guarirsi. Però io non sono riuscito ad aspettare e mi sono
rassegnato. Fortunatamente, sono fuggito. L’Anima volò via, mentre il corpo venne
trattenuto e io rimasi quasi lo
stesso, anche come Anima. Non ero
più un insieme fisico e biologico ma ero una
realizzazione trascendentale immateriale, fatta non di cellule ma da una divina pre-morfologia. Ero di nuovo
un essere e stranamente vestito. I vestiti erano uguali a quelli comprati appositamente per la mia morte, ma
anche quelli erano fatti da un pre-antimateria divina.
Il pronto
soccorso inviò in ospedale il mio corpo. La mia compagna sconvolta informò alcune persone che tenevano
a me. Anzi, contrariamente al nostro accordo, forse per il dolore o forse dalla confusione
che si era venuta a creare, aveva informato anche qualche persona
che non avrei voluto vedere nemmeno in vita figuriamoci in
veste di spirito.
Avevo preparato
il mio testamento pochi anni prima della
mia morte e lo avevo modificato due
volte: nel primo avevo specificato che volevo essere
sepolto in modo elegante, sbarbato,
in cravatta e con scarpe ben lucidate. I soldi
per la bella bara lavorata in legno
di ciliegio – in vita amavo le ciliegie - li
avevo lasciati nell’armadio già pronti insieme ai vestiti. Ho lavorato tutta
la vita, mi sono detto, e voglio essere sepolto in
una cassa decorosa, anzi speravo di incontrare
dall’altra parte delle persone di cultura e volevo - come
albanese che ero - apparire esemplare, splendidamente vestito, con raffinatezza e orgoglio. Poi anche davanti al Signore, nella
Corte Suprema, volevo apparire elegante
e dignitoso.
Nel primo testamento avevo
chiesto di avere nella barra con me il telecomando e il cellulare. Così se
fosse stato necessario potevo inviare un messaggio oppure cambiare
i canali TV alla mia compagna
ogni volta che volevo per ricordarle il
nostro amore. Forse pensavo che la
mia morte non era completa,
ma piuttosto parziale e che, può darsi, riuscivo ad eseguire
alcune attività dal regno di Ade. Oltre
all’oggettistica, nelle mie volontà avevo stilato espressamente di essere sepolto
nelle tombe dei non fumatori. Ovviamente nel caso ci fossero,
altrimenti il più lontano possibile dai fumatori.
La sigaretta, in vita tanto amata, ora mi odiava altrettanto e nella stessa misura.
Ma dopo un po’
cambiai le volontà del mio testamento. Decisi di essere cremato. Le batterie
del telecomando e del cellulare potevano
consumarsi e non aveva senso averle con me. Andai nel mio Paese di
nascita e comprai un vaso realizzato in
argilla, in creta rossa di alta qualità patriottica. Era come quei piccoli vasetti dove si inseriscono
le verdure in salamoia. Volevo essere come loro
in salamoia perché dopo la morte anche
io mi sarei trasformato e mi sarei conservato come le verdure e non mi sarei guastato
mai più. Il vaso in terracotta mi dava
la speranza che un giorno forse
sarei tornato, come quando le verdure sono preparate e la gente domanda:
Sono pronte le verdure in salamoia? Forse era questa la
ragione per la quale avevo scelto quel recipiente in terracotta. Ma, certamente, in realtà la vera ragione non
la sapevo. Tuttavia, il termine della scadenza era: mai! Cioè in qualche modo ero vivo e presente
nel vaso. Addirittura, avevo
chiesto di essere sepolto anonimo. La
ragione, non la so proprio. Non
avevo bisogno d’altro, pensavo mentre modificavo le mie volontà.
Presi una busta di grandi dimensioni e la
chiusi mostrandola alla mia compagna.
- Deve essere aperta in presenza di un notaio - le dissi. Lei annuì scuotendo la testa confusa
ma non mi disse nulla. Forse pensava
che dentro avrebbe trovato il conto corrente
bancario segreto. Ma con l’eccezione
dei miei desideri, dei ringraziamenti per
l’amore e per i nostri capolavori, dentro non c’era
nulla più di qualche debito non riscosso che gli avrei lasciato brutalmente in eredità come ricordo.
Era una giornata
fredda e con moltissima neve. In giro si discuteva con grande
preoccupazione riguardo la situazione del pianeta Terra: stavamo violentando il normale
cammino dell’evoluzione mettendo in moto
una nuova evoluzione e nessuno
sapeva come sarebbe andata a finire, cosa avrebbe
prodotto e cosa avrebbe distrutto. Sì stava violando il
progetto del professore Aubrey de Grey. Inoltre, gli
specialisti della genetica erano stati
in grado di constatare che da qualche parte i geni avevano subito una mutazione nel codice e si supponeva
che questo clima potesse influenzare
la nascita di esseri umani senza occhi né
orecchie. Questo, però, non preoccupava nessuno poiché certe popolazioni
non vedevano con gli occhi, e altre non ascoltavano neanche
con le orecchie. Altri non vogliono
vedere e neanche sentire al tempo stesso. Sono rimasti
tali e quali per moltissimi secoli e così resteranno
ancora per un bel po'.
Verso le ore
quindici andai in città con la
macchina e mentre aspettavo davanti al semaforo subii
il primo attacco cardiaco. Riuscii
a sentire solo le sirene delle auto
dietro di me posando il capo sul volante. Il pronto soccorso giunse velocemente, come dice
il nome stesso. Mi stesero sul marciapiede e cercarono di farmi ritornare in vita. Ma io non avevo più voglia. E’
meglio andare via, dissi tra me e me. Il medico mi
mise una maschera per la respirazione.
L’Anima, che aveva preso in prestito il mio corpo, volò via e io osservavo la
gente da fuori: le loro espressioni e il loro colorito provocato dalla mia situazione.
- È morto! - disse uno dei passanti facendo alcuni passi
all’indietro dalla paura. Dopo di lui
fecero lo stesso altre decine di
persone. Il medico e l’infermiera
alzarono la testa e le guardarono aggrottando le ciglia. Per la
prima volta vidi che qualcuno aveva
paura di me. Questa cosa non mi piacque. Quando mi agitavo in vita nessuno aveva paura di me e
io questo lo prendevo in considerazione come un grande
successo. Solo in questo modo consentivo
alle persone di essere oneste nei miei confronti e questo mi piaceva rendendomi
orgoglioso. Ora, disteso sul
marciapiede, terrorizzavo le
persone. Che strano! Per un
attimo, il mio corpo mi sembrò un’arma biochimica spaventosa. Mi misero in una barella e subito dopo l’ambulanza andò in fretta verso l’ospedale. La moltitudine dei passanti si disintegro.
Per la sepoltura
nel placido cortile vennero molti
volti sconosciuti ma vennero anche alcuni che non mi amavano. Non erano venuti per me ma per loro
stessi, per fare la carità, per trarre dalla
mia tragica tragedia qualche
punto per il loro paradiso ideale. Per
vincere dei punti da me che ero
morto e per alleviare l’esperienza del dolore alla
mia compagna. Per egoismo, pensai e
mi misi a osservare la loro finta tristezza, i loro finti volti sconsolati con una risatina pressoché nascosta ma che in
realtà non riuscivano a nascondere dai loro volti
insolenti. Il discorso funebre fu
tenuto da un amico. Parlava così bene di me che mi sorpresi di
quanto ero stato buono e non lo sapessi. Il processionale
mi osservò per un ultima volta e gli operai della
sepoltura chiusero il coperchio della bara
inviando il mio corpo nel forno,
come avevo stipulato per iscritto.
Loro si allontanarono e io mi avviai verso il cielo. La mia Anima
volava velocemente, più veloce rispetto alla
stessa velocità della luce. Dopo sette minuti terrestri
attraversai la via lattea e sull’estremità della nostra galassia,
là, all’uscita, notai un pianeta quasi simile alla Terra: era bello e pieno di vita con molti
esseri che lavoravano i campi. In quel pianeta gli esseri oltre alle
mani possedevano anche le ali per
volare. Il loro Dio aveva detto
loro che dovevano lavorare i campi ed essere grandi
credenti, così non facevano nient’altro che questo. Quel pianeta era un milione
di anni più antico del pianeta Terra. Mi ero fermato
un po’ nella sua orbita e non sapevo in quale direzione andare.
Un ufficiale celeste mi si avvicinò
e disse:
- Vai avanti! Qui è vietato sostare. Lo guardai infastidito
e gli dissi:
- Non so quale direzione prendere,
qui ci sono moltissime indicazioni. Erano enormi, sospese
nel cielo e creavano dei corridoi tra di loro. C’erano centinaia di corridoi e ognuno di loro aveva un proprio colore.
- Sei Europeo? - mi domandò.
- Sì. - gli risposi.
- Da questa parte in questi primi
cento corridoi e poi raggiungerà il Pianeta Tribunale. Dopo
l’udienza principale e dopo esserti disinfettato dai delitti può andare in altri
continenti, ma ti servirà un
visto!
- Anche qui!? - ho quasi
urlato dalla sorpresa.
- A causa del nuovo regolamento celeste, non mescoliamo più i popoli
conservando così l’armonia perfetta. Perché ti
chiami Naser?
- Non lo so. Forse perché mio nonno era
nato nell’epoca di un altro Impero. Forse
sperava che io diventassi presidente ...
- Lo sei diventato? - mi chiese
seriamente il funzionario. Gli dissi allora che per diventare presidente un
essere umano doveva essere un gran bugiardo, doveva possedere una enorme
sfacciataggine e un gran culone autoadesivo alla poltrona ma io
non possedevo queste qualità sovrumane.
- Hai fatto bene, i presidenti si sottomettono ad un esame speciale poiché loro non rispondono solo per se stessi ma anche per tutte le persone del loro paese, per ogni persona - mi disse e mi fece cenno con la mano di continuare il volo.
- Hai fatto bene, i presidenti si sottomettono ad un esame speciale poiché loro non rispondono solo per se stessi ma anche per tutte le persone del loro paese, per ogni persona - mi disse e mi fece cenno con la mano di continuare il volo.
- Anche gli altri sono così seri come lei? - gli domandai.
Sono arrivato con tanta gioia, ma qui ora ho paura.
- Non so, quelli sono altri reparti e io
non mi intrometto nelle loro competenze, ma qui regna la giustizia assoluta, non temere - mi rispose molto
seriamente di nuovo.
Non va per niente
bene, pensai e mi pentii di essere morto. Volai oltre per altri sette minuti del tempo terrestre e
atterrai nel Pianeta Tribunale. Tutto sembrava perfetto e in una armonia da mozzafiato. C’erano molte più meraviglie di quanto possano immaginare tutti gli abitanti della Terra. Mi sono trovato di fronte ad un magnifico palazzo con un anfiteatro grande quanto il Kosovo e dove
c’erano migliaia di dipendenti con
il computer davanti, mentre nel suo cortile atterravano
interrottamente le Anime. Gli impiegati erano
specializzati negli europei e nei loro reati. Lì si separava il
bene dal male. Dopo pochi istanti, mi sono trovato anche
io davanti ad un impiegato.
- Buoncielo! - lo salutai in albanese.
- Buoncielo! - lo salutai in albanese.
- Buoncielo! - mi rispose in albanese.
- Non sarà il Signore ad interrogarmi? - chiesi.
- Sulla Terra, è il giudice o il presidente a
giudicare? - mi chiese. Lo osservai deluso ma non dissi nulla.
- Il Signore lo vedono solo
le persone perfette e straordinarie o lo
si vede quando inizia la morte dell’universo…
- E quando inizia? - lo
interrupi triste poiché mi avrebbe atteso anche una ulteriore morte.
- Mai! - mi rispose categoricamente.
- Mai! - mi rispose categoricamente.
- Uffaa - urlai
liberato.
- Il Signore può essere visto, continuò lui, anche quando ci sono le riunioni universali. Se tu potrai vederlo oppure no questo non si sa ancora lo vedremmo
dopo le tue analisi...
In quel momento ci transitò vicino un’impiegata bellissima, più bella della bellezza stessa: alta di statura, agile e con un portamento sconvolgente e orgoglioso.
In quel momento ci transitò vicino un’impiegata bellissima, più bella della bellezza stessa: alta di statura, agile e con un portamento sconvolgente e orgoglioso.
- Quando possiamo fare sesso qui? - chiesi al
funzionario.
- Quando desideri! Hai preso con te gli organi genitali? - mi chiese.
- No. - gli risposi. Non li avevo con me,
erano rimasti di sotto.
- Qui non c'è né nascita e né morte,
e di conseguenza non ci si accoppia. Qui esiste la vita senza
confini. L’eternità. Il sesso serve
all’evoluzione. Questa non è la Terra
e non esiste l’evoluzione ma esiste
la fine dell’evoluzione, la perfezione.
Lì dove si mangia e si beve, esiste la nascita e la morte. Qui, no! La
gente del tuo pianeta qui non viene divisa in generi, ma quasi tutti sono vestiti con l’aura divina.
La tua professione? - aggiunse alzando
la testa.
- Professore di lingue per le scuole secondarie, ma lavoravo come traduttore ...
- Professore di lingue per le scuole secondarie, ma lavoravo come traduttore ...
- Sa fare qualcos’altro?
- Sì, lì scrivevo favole per i vivi...
- Tu eri quello che aveva inviato una
lettera a Dio?
- Sì. - gli risposi.
- Appoggia la mano sul vetro!
Missi la mano lì dove mi indicò e
sullo schermo apparvero la mia vita e le mie azioni.
- Allora, la pubblicasti poi la risposta di Dio? – mi domandò guardando sullo schermo.
- Allora, la pubblicasti poi la risposta di Dio? – mi domandò guardando sullo schermo.
- No. - dissi - Poteva deludere le persone che pensano di essere in coalizione con il Signore ...
- Di quale religione eri credente?
- Di tutte e di nessuna. Il più delle volte politeista e agnostico, qualche volta buddista, induista,
taoista, poi deista universale e quando avevo dei problemi credevo in tutte e tre le
religioni monoteistiche in virtù delle loro caratteristiche e così via dicendo ... dipendeva dalla necessità. Durante la pubertà credevo
nella religione marxista e quando le cose
mi andavano bene ero ateo e moralista. Non avevo tempo
di pensare a Dio, così lo
lasciavo in pace ad aiutare coloro che avevano bisogno
più di me ...
- Come mai così tante conversioni?
- Non me ne bastava una. O mi mettevano dentro una cornice
oppure non avevano nessuna risposta alle mie domande. Come essere umano amavo la libertà
di pensiero e saltavo da un libro all’altro per permettermi di
avere una chiara percezione.
- Perché politeista?
- Credevo che Dio avesse altri compiti, più importanti e urgenti,
per esempio la
costruzione di nuovi pianeti, l’allineamento
e la ridistribuzione delle galassie.
In modo da non occuparsi di me, avrebbe
inviato al suo posto un altro Dio, un
altro collega oppure altri colleghi. Pensavo che ogni galassia, le migliaia che avevamo scoperto, aveva il suo proprio Dio...
- Bene. - mi disse - Vieni con me. Hai creduto nell’esistenza
del diavolo?
- Mai!
- Perché?
- Pensavo che il male non potesse sopravvivere a lungo. Dio non l’avrebbe sopportato. Avrei una domanda, per
favore.
- Sì!
- Per quale ragione ho vissuto?
- Per imparare una professione.
- Eh!- tuonai io -
Lavoro anche qui.
- Naturalmente. - disse il funzionario. Altrimenti, impazziresti dalla noia.
- Come ricompensate e come punite gli esseri qui?
- Le persone qui sono suddivise sulla base del rispetto e dell’aiuto verso gli altri. Il rispetto e il sostegno. Nient’altro. La gente, quelli del
tuo pianeta, è suddivisa in due gruppi. Il primo gruppo sono quelli che hanno rispettato l’essere umano aiutandolo ogni
giorno. Essi sono inviati
nel Paradiso, a pochi giorni di distanza da qui, dopo il processo principale. Le persone che non hanno rispettato gli esseri umani e non
hanno aiutato ogni giorno, ma non hanno
agito ingiustamente, nel Pre-Paradiso, un luogo per
gli egocentrici ...
- E per coloro che hanno pregato
al Signore? - lo interruppi.
- Dipende per chi hanno pregato. Se hanno pregato per loro stessi, cadono
nel gruppo degli egoisti
e degli egocentrici, trovando lì anche i santuari
per pregare fino a correggersi ...
- Cosa succede con le persone malvagie?
- Per loro ci sono tre centri, tre processi in tre tribunali per i
crimini gravi: il Purgatorio,
l’Inferno e l’Inferno Principale. Puoi andare adesso. - facendomi segno con il dito in direzione della porta dove si elaborava il risultato finale delle analisi ...
- Ho ancora altre due domande per favore. Qual è l’azione che spedisce l’uomo direttamente presso le Corti Supreme dove non c’è salvezza? Un crimine che non si può
perdonare suppongo.
- L’omicidio di un essere umano - disse il funzionario.
- L’omicidio di un essere umano - disse il funzionario.
- E gli uomini
che maltrattano le donne,
quale punizione ricevono?
- Se non hanno fatto altri crimini ma solo hanno oppresso le loro donne non
vengono puniti, solo subiscono il
cambiamento del sesso e vengono inviati
a sposarsi in un altro pianeta maschilista, non sulla Terra ... I
migliori vengono inviati a
lavorare in altre galassie, dipende delle conoscenza che portano con sé
...
- Buoncielo! - dissi ringraziandolo e inchinandomi.
- Buoncielo! - ripete lui in un albanese perfetto.
Sul petto sentivo una forte pressione. Poi un suono sottile, un biiiip. Ancora un’altra forte pressione e un altro biiippp. I medici si guardarono in faccia tra di loro e sorrisero.
- Ti abbiamo fatto ritornare in vita. - disse il medico mentre stavo
aprendo lentamente gli occhi. Eri più di
là che di qua.
- Di là non era per niente male. - gli dissi con rammarico e gli domandai per quanti mesi fossi rimasto in quello stato.
- Quasi mezz’ora ...Ti ricordi qualcosa? - mi chiese
il medico.
- Sì, molte cose. Una volta in cielo e poi
indietro. Fu una lunga traiettoria.
Loro si misero a sorridere
e dopo pochi minuti uscirono dalla stanza. Una bella infermiera, come quella del Tribunale, entrò con alcuni
farmaci in un piccolo contenitore in mano. Due settimane dopo le mie dimissioni dall’ospedale, stipulai il terzo testamento
...
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