giovedì 17 settembre 2009

Arshi Pipa: Montale e l'ombra di Dante.


Arshi Pipa: Montale e l'ombra di Dante.
di Agron Y. Gashi
(Tradotto da Brunilda Ternova)


Arshi Pipa, poeta e filosofo, critico e studioso di letteratura, sviluppò la sua attività creativa nel corso degli anni 1941-44 nella rivista “Critica”, della quale fu fondatore e direttore. I suoi scritti critici sono stati più di natura saggistica, sia quando scriveva appositamente per specifici autori, sia quando scriveva per fenomeni letterari in generale, e anche quando si cimentava in teoria critica.
Fin dai primi scritti, Pipa cerca di appianare alcune questioni legate alla categoria di critica letteraria, con particolare accento sulla critica letteraria albanese. Concepiva la critica come una missione spirituale, che assume le dimensioni di una filosofia poetica e una filosofia d'arte. Pertanto, essendo esperto della teoria della critica, lui la definisce nel piano estetico così come in quello storico, individuando la critica d'arte e la critica letteraria.
Sul piano teorico, Pipa ritiene la critica come una attività logica, mettendo l’intuito al suo centro e portando la materia viva come una ricreazione. La sua definizione mette in mostra la critica come ricreazione di un’opera artistica, come metalegittimazione – legittimazione della legittimazione. Nonostante le premesse che derivano dal suo discorso teorico ed saggistico, Pipa da sempre ha mirato ad una critica specializzata, che avrebbe visto la letteratura come differenza specifica.
Fin dall'inizio, mentre scriveva e analizzava i testi di Noli, Fishta o Migjeni, la sua valutazione viene caratterizzata dall’approccio, mettendo sempre di fronte all'oggetto di studio un altro modello letterario.
In fin dei conti, l’erudizione di Pipa apparteneva di più al campo della filosofia, perciò i criteri di valutazione erano basati su una solida conoscenza teorica.

Montale di fronte a Dante.
Il libro di Pipa, “Montale e Dante” è il primo studio scritto in lingua inglese e adesso anche in albanese che riguarda l’opera di uno dei più grandi poeti italiani, nonché del nobel Eugenio Montale. “Professor Pipa si focalizza nel suo studio sull’influenza che la poesia di Dante ha avuto per Montale. Montale è stato chiamato “dantesco” da alcuni critici, per l’uso frequente della lingua dantesca e per certe affinità con il poeta fiorentino. Con la lettura di Montale attraverso le lenti di Dante, come egli descrive il suo metodo, il prof. Pipa rivela che Dante è stato per Montale non solo un modello per le opere letterarie o linguistiche, ma anche un ideale politico”. Questa è la valutazione riguardo lo studio di Pipa dell'Università del Minnesota, Mineapolis, nel 1968.
Nella prefazione del libro, Pipa ritiene che l'impatto di Montale è stato forte. Tracce delle sue influenze possono essere trovate anche fuori Italia.
In realtà, i lavori in questione, come dice lui stesso, è un tentativo di determinare il livello di impatto di Dante su Montale, e di interpretare la poesia di Montale avendo come riferimento Dante. Pertanto, la conclusione che le opere comunicano tra di loro sempre diventa esplicita nei nostri studi letterari.

Struttura
Lo studio in questione ha una struttura complessa, ma che risponde all’ordine scolastico, e anche alla natura delle letture personali di Pipa e alla interpretazione multidimensionale. Il libro è diviso in sette capitoli, come ad esempio: Leggere Montale attraverso la lente di Dante, La Discesa in Inferno di Montale, la Politica e l'Amore, La Battaglia con Cristo, Un Caso di Emulazione, Appendice e Bibliografia. I titoli dei capitoli sono più dei titoli poetici piuttosto che critici, che testimoniano un processo di lettura selettiva.
I sottotitoli che si trovano all'interno si sottopongono ad un sistema di esaminazione e di argomentazione, che rispondono alla teoria critica, e specificamente alla critica accademica. Quindi, in questo studio si sono pavimentati bene le note iniziali, l’oggetto e i metodi di studio, di ricerca e di indagine multidimensionale, fino all'esame dei risultati della ricerca, come caso di emulazione.

Mentre in Appendice, Pipa ha selezionato e ha tradotto numerosi testi saggistici di Montale, attraverso i quali meglio che altrove si esplora il suo concetto sull’arte e la cultura in generale.

Ambito di Applicazione e Metodi di Studio
Come si è visto, Pipa ha come tema della propria ricerca una parte dell’opera di Eugenio Montale che si connota in vari livelli con quella di Dante, soprattutto creazioni, come ad esempio: Ossi, Occasioni, Bufera, Farfalla, mettendole di fronte alla Commedia Divina di Dante.

La questione dell’impatto di Dante su Montale è stato oggetto di indagine anche da parte di altri ricercatori, sui quali ci informa anche Pipa attraverso il saggio metacritico su Montale in cui si osservano chiaramente molti elementi linguistici dell’opera di Dante che sono incorporati nella struttura della poesia di Montale.
Anche se Montale non aveva mai accettato in modo diretto una cosa simile:
"Io non ho scritto con la Divina Commedia aperta vicino a me” - aveva detto a un critico, mentre quest’ultimo insisteva sulla influenza palese che si osservava.
Arshi Pipa, attraverso il suo studio dimostra la doppia interpretazione; legge il testo poetico di Montale tramite il testo poetico di Dante. La lettura e l’interpretazione di un testo indagando i segni di un altro testo dentro ad esso è segno della scuola poststrutturalista e semiotica, i cui rappresentanti non credono che ci sia un discorso vergine (Barti). In realtà, questo ci riporta alla critica del testo, accompagnata dal metodo dell’analisi logica con dei dati linguistici, stilistici e semantici. In questo modo la lettura dei testi di Dante fornisce una spiegazione argomentata riguardo la poesia di Montale: "La spiegazione non può essere deliberatamente perseguita da Montale", spiega Pipa, procedendo ulteriormente: "Un testo richiama l’altro tramite la risonanza musicale.” Questo accade perché Montale ha assimilato Dante.

Da qui, l'analisi del testo si avvicina al metodo intertestuale, come una ricerca immanente del testo e come un’analisi logica. Pertanto, qui si dimostra che la questione principale, non tratta dei metodi di lavoro per studiare la letteratura, ma la questione dei metodi della letteratura come uno strumento di studio. (Ejhenbaum).

L’ Allegorismo: Montale su Montale.
La critica di Pipa oltre alla lettura e l’interpretazione letteraria riconosce anche la lettura referenziale-contestuale. Un passaggio questo dalla perifrasi all’allegorismo, perché fornisce dati non testuali che hanno avuto un impatto diretto sulla creatività di Montale, e nella letteratura italiana in generale. In questo modo la figura di Montale viene vista nel contesto socio-politico, mettendo in evidenza anche i valori della letteratura europea.
Come per sottolineare lo spazio empirico, l’allegorismo, poiché siamo ancora alle porte dello studio e dell’interpretazione letteraria, Pipa scrive: "... il clima politico in Italia stava cambiando rapidamente e la nuova letteratura, che stava fiorendo, poneva l'accento su questioni politiche e sociali . Montale non è stato coinvolto come altri poeti, anche se il suo verso, dopo una prima immersione nella realtà della politica, generò nuove enfasi.”
Inoltre, Pipa oggettiva i testi di Montale, in cui viene accertata l’avventura dantesca, dalla poesia alla prosa (il racconto) con segni autobiografici, attraverso i quali il modello di vita viene visto con uno status intertestuale a prescindere dal fatto che vengano descritti dall’alta fantasia del tipo dantesco.
Così, passa dall’allegorismo alla lettura della perifrasi. Si scopre l’allusione che va di pari passo con l’allegoria, un corso questo seguito dall’autore empirico e dall’autore estetico.
Secondo Pipa, le tracce di Dante in Montale si esprimono sotto forma di vaghe reminiscenze. L’Analogia tra le figure concettuali di Dante contrassegnate nel testo insieme con i testi di Montale sono oggetto di indagine da parte di Pipa, contemporaneamente anche illustrate in versetti, il che testimonia una ricerca sistematica e argomentativa. L'argomento è una delle caratteristiche principali della critica letteraria.
Così, Pipa indaga le tracce dantesche nel poema intitolato Ossi, Meriggiare Pallido scritta nel 1916. Pipa trova che le idee e la struttura poetica siano di Dante, facendo riferimento anche ad altri ricercatori che hanno concluso che il poema in questione è un esempio di imitazione costante, e ad un altro autore, Pascal. (Bunfiliali).
L’ombra di Dante si manifesta in qualsiasi parte del lavoro di Montale, come dimostra l’analisi comparativa che viene fatta ai testi di Montale, anzi fino alle constatazioni riguardo la fragranza ispiratrice dalla poesia “L’Inferno”, che secondo Pipa fornisce una spiegazione per la poesia di Montale, particolarmente richiamando l'attenzione alla implicazione politica della poesia.

Tuttavia, le creatività costanti dei due poeti sono spesso accompagnate da una divergenza nella formulazione concettuale e teologica.

Allegoria e Allusione

Pipa come punto in comune tra Dante e Montale, trova l’allegoria. Secondo Pipa, l’allegoria caratterizza la forma mentis di Dante. In questo modo Pipa vede le tecniche di scrittura di Montale come varietà dell’allegoria. L’Analisi testuale si mette alla ricerca di varianti equivalenti tra i due grandi poeti.
La lettura dell’allusione e dell’allegoria è una lettura di due estremità tematiche: Amore e Politica. Così, la ricerca e l'analisi delle figure del testo, in questo caso l’allusione e l’allegoria, confermano le vecchie tesi secondo cui la poesia di Montale si basa sui significati suggeriti da parole e frasi interessanti. In questo contesto, si danno degli esempi di codici e figure narrative, come ad esempio: metonimia e omonimia.
In generale, come in altri casi, Pipa cerca le figure concettuali come figure significative estrapolandone l’origine, nel caso della poesia di Montale così come in quella di Dante.
Così, attraverso l'analisi sottile figurativa e le piccole unità della sintassi (sintassi-stilistica) si scoprono le idee politiche ed estetiche di Montale, che sono ben codificate all'interno del testo e che fungono da principali figure letterarie.
Pertanto, la figura poetica si scompone, si decodifica nel contesto stilistico come pure nel contesto semantico. Poi, si esaminano i poemi narrativi in base ad una analisi testuale e contestuale, scomponendo ogni parola e frase che corrisponde tra di loro. In questo modo, l'interpretazione si concentra sulla polivalenza del linguaggio poetico, in tutti i contesti.

La somma delle analisi
L’Analisi della struttura delle opere letterarie di Montale si accompagna ad un'analisi comparativa fono-stilistica. Tale interpretazione è in favore della più profonda comprensione della perifrasi, per aprire il grande dialogo con il testo, per convertire la sua critica in critica di dialogo, avendo per base l’analisi linguistica ed etimologica delle parole e delle frasi poetiche.

L’Analogia, il dettaglio, la reminiscenza, l'immagine, il gioco delle parole e la semantica delle figure concettuali sono nozioni che portano Pipa verso i risultati della ricerca per definire la figura come allegoria visionaria, qualcosa che va oltre la figura e che diventa una strategia, struttura letteraria, da sempre legata alla stretta lettura che legittima quasi tutti i piani del testo:
"Le analogie (del testo) non finiscono qui. ‘Arsenio’ in greco significa ‘male- cattiveria’ e ‘Adam’ in ebraico significa ‘uomo’". Segue l’analisi morfologica del testo (come microstruttura), nella quale si mette in evidenza l’analogia delle classi delle parole di Dante, che sono ben assimilate da Montale.
Questo probabilmente dirige Pipa verso una ricerca poststrutturale, per vedere e concepire queste analogie come una reminiscenza e invariante del testo.


La lettura delle (in)varianti
Le invarianti linguistiche e letterarie funzionano in modo “dinamico” in tutta l'opera di Montale. Come tali, esse hanno a che fare con veri e propri elementi testuali, e in termini latu sensu del concetto, illustrano il profondo gioco di similitudine, dei constanti e dei diversi punti d’incontro. Le invarianti, come dimostrato, contribuiscono a dare una accurata descrizione della struttura dell’opera letteraria. Basato sul sistema che adopera il teorico e comparativìsta A. Marino, Pipa è un profondo ricercatore; indagando le versioni del testo, egli mette in evidenza anche le invarianti strutturali, poiché Montale fa riferimento alla letteratura mondiale come la Divina Commedia, quindi fa riferimento alle invarianti relazionali e intra-comunicative come corrispondenza (contatti) tra le letterature nazionali (ricorda qui l'approccio Coleridge) come quella inglese, americana e francese, e anche le invarianti universali e culturali, con accento sulla cultura biblica. Questi invarianti, sia nell’aspetto fono-stilistico, sintattico-stilistico e semantico-stilistico si mostrano sempre sotto forma di reminiscenza sfocata.

Analisi testuale del lessico

L’Analisi di Pipa, essendo polivalente, lascia i principi metodologici e si lancia in analisi testuali di lessico indagando le connotazioni del lessico semantico. Per ogni parola Pipa osserva, scompone il significato delle frasi o gruppo di parole, ma anche le connotazioni e il significato secondario.
Pertanto, l'analisi di Pipa è analisi progressiva (Barti), poiché essa segue una procedura specifica: parola dopo parola, disintegra il testo in frammenti tematici, frasi e figure essenziali della poesia di Montale, che sono identificati come reminiscenze di Dante. Qui, dalla lettura estetico-semiotico si slitta nella lettura semantica, perciò il discorso critico-estetico si trasforma in discorso contestuale-referenziale. Tuttavia, la ricerca della allegoria è continua; attraverso essa si indagano le linee di scrittura di Dante. Pipa, essendo sempre davanti o dietro al modello del suo oggetto, Montale, rafforza il testo con il discorso critico argomentativo, suo elemento base di approccio.
La natura di tale lettura, espone i primi significati e la figura viene letta come una figura doppia, o come l’avrebbe chiamato Pipa come multipla allegoria.

Analogia doppia
In aggiunta a Dante, Montale ha delle analogie letterarie anche con Petrarca, sia nell’ambito tematico e in quello stilistico e formale, così come nella struttura dei personaggi. Pertanto per Pipa diventa riferimento anche la constatazione di Montale stesso quando sostiene che il suo stile è petrarchesco, soprattutto con il poema “Finisterre”, che considera come un sviluppo della sua esperienza stilistica. Secondo Pipa, la poesia di Montale consiste di più nella scia delle azioni, nel carattere dei personaggi, nel posizionamento dell'autore di fronte al personaggio lirico, come l'impegno e l'amore di Petrarca per Laura, Beatrice per Dante. Quella in cui Pipa insiste è l’analogia nella descrizione di alcune caratteristiche fisiche delle donne, che sono la maggior parte in analogia con Petrarca anziché con Dante. Ma ciò che più ha attratto Montale è stato l’amore trascendentale: "L’Amore di Montale per Clizia è una replica moderna dell’amore di Dante per Beatrice ....". L’Introduzione del codice ‘narrativo’ sexy davanti al grande codice a causa della identificazione e divinazione dei personaggi da un lato, e d'altro canto la descrizione del fisico come esseri umani-terrestri espone un forte impatto teologico e filosofico. Pipa pertanto questo sforzo di estrarre analogie in tali contesti lo chiamerà battaglia per la veridicità. Da qui lo sforzo di assomigliare al grande poeta Dante, crea un’altra variazione per motivi di concetti teologici. Così, questo modello è in parte accolto e in parte respinto, "in una battaglia che diventa dolorosa verso la fine."

Esaminare i Risultati
La materia che viene esaminata in tutte le interpretazioni letterarie infine viene vista come un caso di emulazione e si conclude sempre dato la portata e l'impatto di Dante su Montale, come un desiderio dell'autore per equivalere gli uni con gli altri. Pertanto, le conclusioni si scompongono in alcuni sottotitoli come l’ambivalenza e l’ambiguità, vedendo come ambivalente l'atto della creazione e l'influenza di Dante, mentre il doppio senso va al di là dell’analisi esposte all’ingresso per fermarsi nell’ambiguità dei dispositivi fonetici, come ad esempio: l’eco allitterativa, omofonia e omonimia ecc.
Secondo Pipa l’impatto di Dante su Montale è stato sistematico, a seconda del periodo di tempo. Dalla Divina Commedia prende in modo selezionato elementi che descrivono e illustrano situazioni che commentano la sua poesia.
Infine, Pipa arriva alla conclusione che l'atteggiamento dei due poeti nei confronti della lingua è lo stesso. Questo è evidente dall’analogia nella sintassi: la frase è strettamente intrecciata, domina la conversazione esibita con lunghi frasi e forti congiunzioni. Inoltre, Pipa ritiene che i due poeti hanno come punto di incontro l’allegoria: "il significato allegorico diventa una sorta di significato all’ombra, indistinta e illusoria dopo il significato letterario", per poi concludere che i due poeti sono poeti metafisici. Questo rimbalza Pipa nel campo della critica in filosofia. Là dove iniziano e finiscono tutte le strade del pensiero critico-letterario.

Conclusione
Arshi Pipa ha scritto una tipica critica testuale che si riferisce non solo ad un modello di ricerca. Pipa appartiene a quei genere di studiosi che funzionalizzano la critica immanente della letteratura. La poetica strutturale e post-strutturale, la lettura, la ricerca immanente lo vedono intrinesco con la ricerca delle forme. Quindi, Pipa non casualmente, si riferisce ai teorici che hanno come concetti di base nella pratica letteraria la conoscenza intuitiva. Infine, il metodo immanente della critica letteraria è un metodo strutturale, il che significa lettura dei segni del testo, vale a dire le strutture dei testi letterari.
Infine, l’obiettivo di Pipa è quello di scomporre la pluralità del testo, l’apertura alle sue significazioni. Pipa rimane fedele costante al motto: La critica è un segno della mente matura. Ed è questo il principio che lo guida durante tutta la lettura critica di Montale.

(Titolo in originale: “Arshi Pipa: Montale dhe hija e Dantes” - Agron Y. Gashi)

Tradotto da Brunilda Ternova

lunedì 7 settembre 2009

L’Albanese (Antico) – Viva eredità di una lingua morta?


(Tradotto dall’inglese in italiano da Brunilda Ternova)

Secondo l'ipotesi centrale di un progetto intrapreso dal Fondo Austriaco della Scienza FWF, l’Albanese Antico ha avuto una notevole influenza sullo sviluppo di molte lingue balcaniche. Un'intensa attività di ricerca ora si propone di confermare questa teoria. Questa poco-conosciuta lingua è oggetto di una ricerca basata su tutti i testi disponibili prima di effettuare un confronto con le altre lingue balcaniche. Il risultato di questo lavoro comprenderà la compilazione di un lessico che fornisce una panoramica di tutti i vecchi verbi albanesi.

Lingue diverse nella stessa area geografica, spesso rivelano alcune analogie, nonostante non ci sia alcuna prova di una comune origine. Questo fenomeno, noto come " Sprachbund / famiglia linguistica", è evidente anche nella regione dei Balcani, dove l'albanese, il greco, il bulgaro, il macedone e il rumeno presentano parole e strutture comuni. La questione è se queste lingue hanno influenzato l'un l'altra, o se una lingua specifica è stata determinante nel plasmare l'evoluzione degli altri?
Un progetto da parte del Dipartimento di Linguistica presso l'Università di Vienna, mira a dimostrare che la (vecchia) lingua albanese aveva una maggiore influenza sulle altre lingue balcaniche. Il linguista Dr. Stefan Schumacher e il suo collega Dr. Joachim Matzinger stano intraprendendo delle ricerche pionieristiche in due settori chiave. La fase iniziale prevede un esame approfondito della vecchia lingua Albanese, visto che la ricerca dentro questa lingua è estremamente scarsa in confronto alla moderna lingua albanese. Ciò comprende l'analisi del sistema verbale dell’antico albanese utilizzando tutte le fonti scritte disponibili – è il primo studio di questo tipo. Nella seconda fase, i risultati vengono confrontati con i sistemi verbali delle altre lingue balcaniche per stabilire se si verificano delle somiglianze.

Influenze dall’Albanese.

Essendo responsabile del progetto il dottor Schumacher spiega che la ricerca sta già dando i suoi frutti: "Finora, il nostro lavoro ha mostrato che l’Albanese antico conteneva numerosi livelli modali che ha permesso agli oratori di esprimere una posizione particolare per ciò che veniva detto. Rispetto alle conoscenze esistenti e la letteratura, questi livelli modali sono in realtà più ampie e più sfumate di quanto si pensasse. Abbiamo anche scoperto un gran numero di forme verbali che sono ormai obsolete o sono state perdute a causa di ristrutturazioni - fino ad ora, queste forme sono a malapena state riconosciute o nel migliore dei casi, sono state classificate in modo errato." Queste forme verbali sono cruciali per spiegare la storia linguistica della lingua Albanese e il suo uso interno. Tuttavia, loro possono anche far luce sul rapporto di reciprocità tra l’Albanese e le sue lingue vicine. I ricercatori stano seguendo varie tracce che suggeriscono che l’Albanese ha svolto un ruolo chiave nella Sprachbund / Famiglia Linguistica dei Balcani. Per esempio, è probabile che l'Albanese è la fonte del suffisso dell’articolo determinativo in rumeno, bulgaro e macedone, essendo che questa è stata una caratteristica dell’albanese fin dai tempi antichi.

Letteratura
Questo progetto si basa su tutto quello che abbiamo a disposizione sull’antica letteratura albanese databili tra i secoli 16 e 18. Questa si rivelerà una vera sfida per i ricercatori in quanto dispone di 1.500 pagine di testo, ciascuno dei quali deve essere analizzato con estrema attenzione. Dr. Matzinger dice: "Fino ad ora, poche ricerche sono state effettuate su questi testi, siccome abbiamo a che fare quasi esclusivamente con la letteratura religiosa cattolica, che è stato prima dimenticata e poi è diventato un tabù, in particolare durante l'era comunista. Dopo la caduta del comunismo , questa letteratura emerse di nuovo dalle ombre, ma finora, c'è stata una mancanza di denaro e di conoscenze di base riguardo il cattolicesimo".
A causa del loro ruolo nel progetto FWF, questi testi antichi stanno ricevendo una nuova prospettiva di vita e stano prendendo il loro posto come parte della ricca tradizione austriaca di ricerca in questo campo - anzi, il professore Austriaco Norbert Jokl che è stato ucciso dai nazisti, è noto come il "padre della Albanologia". Jokl senza dubbio sarebbe stato orgoglioso di testimoniare la prima rappresentazione completa dell’antico sistema verbale albanese nella forma del lessico, che deve essere prodotto a conclusione della ricerca. Questo fornirà una base per tutte le indagini future nel sistema verbale della lingua albanese e si rivela preziosa anche per gli studi indo-europei e di linguistica nel suo complesso.

Contati Scientifici
Dr. Stefan Schumacher
University of Vienna
Institute of Linguistics / Indo-European Studies
Dr.-Karl-Lueger-Ring 1
1010 Wien, Austria
T +43 / 1 / 4277 - 41 753
M +43 / 676 / 79 73 521
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Haus der Forschung
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Titolo dell'articolo in originale: (Old) Albanian - Living legacy of a dead language?