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domenica 29 agosto 2010

Il Fatto Argomentativo nr.2 - Il nome “Shqiptar” (ita. albanese)

di Eva Brinja - Studiosa di Etnocultura


(Tradotto dall’albanese in italiano da Brunilda Ternova)


Il nome seguì la popolazione dopo la morte di Scanderbeg. La popolazione si auto-nominò ‘shqipëtar’ (ita. albanesi), mentre per gli stranieri aveva diversi nomi, come Alban, Arban, Arnaut, in funzione della continuità storica che conoscevano nelle aree dove veniva scritta la storia di quel tempo.

 (nella mappa: L'Albania del 14-mo secolo A.D.)




Nell'analisi che svolgiamo a questo proposito, abbiamo in mente questi fattori influenti:

a – Nominare vuol dire mettere un nome ad una cosa, ad un soggetto o fenomeno per distinguerlo durante l'uso.

b – Il nome viene messo dagli utenti (da quelli che lo dovrebbero usare) e porta le caratteristiche del prodotto, del soggetto o del fenomeno.

c - Se questo oggetto, soggetto vivente, fenomeno viene usato da altri, il trasferimento avviene di solito insieme con la denominazione oppure si traduce, ecc.

d - Nel caso delle denominazioni di gruppi etnici o nazioni in generale, questo processo porta insieme con il nome una storia specifica, in quanto:

- L'assunzione del nome è legata al fatto che il Leader di un gruppo etnico - che è diventato famoso - ha dato alla sua etnia il proprio nome; gli esempi sono innumerevoli dai tempi antichi.

- L'assunzione del nome a causa della toponomastica del luogo in cui si trova questa popolazione.

- L'assunzione del nome a seguito dell’inserimento di un potere o organismo che abbia un certo effetto sull'etnia che adotta il nome.

e - Caso in cui il nome rappresenta l'espressione o evocazione di un evento o fenomeno.



Così la denominazione della nostra etnia con il nome “Shqipëtar”, analizzando i fatti che sono presenti come:

1 - Il tempo di nascita della denominazione è il periodo dopo Scanderbeg.

2 - E' diffuso nei territori che hanno partecipato alla Lega di Lezha, e che hanno contribuito al suo esercito. (Ricordiamo qui che la zona degli arvanitas in Grecia non ha conosciuto né il nome di Scanderbeg e nemmeno il nome “shqiptar” a lungo). Per questo motivo è evidente che questo nome è esteso nei territori dove ha operato esattamente Scanderbeg.

3 - Non è un nome che poteva essere dato ad una persona in vista e che si fosse distinta tanto da costituire un onore il proclamarsi tale.

4 - Non è un nome toponomico.

5 - Non c’è stata una decisione suprema, come poteva essere un organismo sovraetnico (in questo periodo non esisteva l'ONU) o religioso, come è stato il Papa di Roma o il Patriarcato di Istanbul.



Evinciamo in conclusione che l'unico fattore è l’evocazione di un evento o fenomeno che come al punto (e).

Pertanto dei suddetti fattori tre sono quelli che possono spiegare questo processo di “auto-definizione”:

1 – Il periodo dopo Scanderbeg.

2 – Il territorio che era attivo nella partecipazione.

3 – La costituzione spirituale di questa popolazione.



In questi tre elementi portatrici della ragione e del processo dell’auto-denominazione si vede la costruzione spirituale che rappresenta di solito la moralizzazione del fenomeno espresso:



A - In quello che ha fatto il soggetto.

B - In quello che ha detto il soggetto.



La produzione orale, le leggende, i miti mostrano che questa popolazione si è occupata molto di Scanderbeg, creando figure leggendarie su di lui, sul suo cavallo e riguardo tutti i luoghi in cui è passato; cioè alimentandolo senza sosta per generazioni e raccontando della sua figura anche in modi fantastici. In base alle figurazioni create su di lui da 500 anni, ci arriva oggi tutta la creatività dedicata a lui. E per quello che concerne i racconti su di lui? Noi albanesi, diciamo sempre che “lui aveva fatto quello…e aveva fatto questo”, ma è opportuno dire anche che “lui ha detto questo e quello…”? (perchè non ci viene trasmesso questo fatto nella eredità orale, soprattutto perché nella psiche fraseologica della nostra etnia è noto l’inizio tipico di periodi con "ha detto… papà... o qualcuno molto saggio", ecc.?

Quello che scrive Marin Barleti è un parallelo di ciò che abbiamo detto sopra. Nelle condizioni di una responsabilità intellettuale lui ha portato non l’opera tramite la figurazione – cosa che richiama la tradizione orale popolare – ma l’opera attraverso il lavoro di scomposizione caso dopo caso.

Osservate quello che si evince da Marin Barleti e che corrisponde alla nostra eredita orale:

1 – Le dimensioni dei risultati o delle opere essendo grandi vengono chiamate ‘divine’ e si spiegano con l'aiuto degli dei (Barleti è un prete e avrebbe dovuto esprimersi al singolare dicendo ‘Dio’). Senza volerlo Barleti ci trasmette la psiche mitica della popolazione, sua contemporanea.

2 - In tutti i casi, davanti ad un’opera che la richiede per raduni o guerre, la partecipazione delle masse è preceduta da un lungo discorso di Scanderbeg. Presentazione delle motivazioni, ecc.

Si pone una domanda: così come per gli elementi propri della costituzione spirituale della popolazione, come il coraggio, l’onestà e l'amore per la libertà, esisteva una ‘denominazione’ anche per l’agire morale di Scanderbeg? L’elmo di Scanderbeg ci indica della presenza di concetti mitologici in lui, così come nella denominazione ‘Epirot’ che corrisponde alla Capra Amaltea; e una denominazione che sia coerente con il fiore della Margherita non è esistita?



Osservate:
Nelle analisi dello studioso Niko Stillo, che riguardano l’esame dei prospetti etruschi (dove troveremo le denominazioni dei personaggi delle diverse generazioni pelasgiche), troviamo che un personaggio di quinta generazione è chiamato anche "aquila" (questi nomi cambiano da luogo a luogo) e deriva proprio da Ares (alb. Ares) della quarta generazione. Così ci deriva dalla mitologia l’eredità “Shqipe të Arit “ (ita. Aquila di Ares (l’aquila che ha l’origine da Ares e che appartiene alla quinta generazione pelasgica). La presenza nell’elmo del Fiore della Margherita della sesta generazione realizza il collegamento dell’origine della nostra generazione con l’Aquila di Ares che appartiene alla quinta generazione.

Questo contenuto trova collocazione pienamente nell’asse temporale e spaziale di Scanderbeg; ma come è successo che si è trasformato in nome e come è successo che la popolazione si sia auto-nominata “shqip’t’ar” (ita. albanese) oppure “Shipe të Arit” (ita. l’Aquila di Ares)?



Riesaminiamo Marin Barleti con molta attenzione:

Da diverse parti si evince il fatto che agli inizi degli attacchi l’esercito viene preceduto dalle prime linee militari per le quali più volte viene usata l’espressione "aquile e bandiere" (il che significa che la divisione in due parole non è una coincidenza e che queste aquile non sono quelle della bandiera ma sono proprio le prime linee). La revisione dell’opera originale di Barleti sarebbe appropriata in quanto, così come è stato contraffatto l’elmo di Scanderbeg nel Museo di Vienna, può essere stata effettuata la modifica o la correzione, sotto un nome ben conosciuto dai contemporanei, del talentuoso traduttore Prifti.

Così, per esempio pagina 93-Bot II -1967, abbiamo "i residenti e molti altri della tribù degli epiroti, appena si sbarazzarono di Murad, seguirono anche senza invito il giovane leader e le bandiere delle aquile, poiché Scanderbeg portava bandiere rosse ricamate con l’aquila nera bicefala.” Osservate: Il leader, le aquile e le bandiere dal punto di vista della grammatica linguistica sono divisi.

A pagina 406 non è stato fatto molto per farci capire quali erano le aquile, e osservate come viene data l’espressione: “mandò avanti, secondo la consuetudine, le aquile e le loro bandiere e appena tuonò la tromba iniziò una aspra lotta”. Cioè, l’avanguardia sono le Aquile che ovviamente portano anche le loro bandiere in mano secondo il rito di ogni esercito.

Continuiamo ad osservare: è normale che l’avanguardia militare venga chiamata aquila “sul quale Marte, versava tutto il potere e il coraggio” dice Barleti. Ma poiché Marte nel latino di Barleti corrisponde nella lingua Epiriota ad Ares (così viene chiamato il dio greco), ne deriva che l’avanguardia dell’esercito di Scanderbeg non è stata chiamata “figli di Marte”, ma “figli di Ares o dell’Aquila di Ares (alb. Shqipe të Arit)"; nella mitologia in base alle generazioni pelasgiche “l’aquila è proprio figlia di Ares”.



Ma come è successo che tornò ad essere un nome? Ritorniamo alla costituzione spirituale del popolo che ci ha lasciato un vero arsenale di rappresentazioni su Scanderbeg.



Il punto di partenza di questa eredità sono le testimonianze oculari dei soldati, dei comandanti e della stessa avanguardia militare, i quali oltre ad essere partecipanti nelle figurazioni fantastiche – ricevute in eredità dalla tradizione orale popolare – secondo la legge di guerra, attraverso la condivisione del bottino sono anche i suoi principali beneficiari. Si noti che l'esercito ottomano, il cui bottino veniva condiviso tra i combattenti vincenti, ha sempre avuto presente l'oro o Ares. In questo modo i primi trasmettitori della storia sono stati proprio i combattenti, i quali per Scanderbeg sono i seguaci di ‘Shqipe të Arit’ (ita. Aquila di Ares) mentre per quelli che non conoscevano questo concetto (facciamo riferimento al caso in cui non si usava il concetto mitologico, anche se in realtà si è mostrato fino a tardi che era l’opposto) sono seguaci delle aquile che portavano l’Oro in termini di ricchezza.

Una delle cause della rovina del Paese dopo Scanderbeg sta anche nel fatto che la guerra non solo non portava ricchezza, ma il vincitore (gli ottomani) distruggeva e devastava il Paese.

Pertanto ‘Shqipet e Arit’ non erano tali solamente perché così li considerava Scanderbeg, ma anche perché portavano oro in grosse quantità per la popolazione che rappresentavano. Perciò questo nome si usava nei territori che hanno aderito all'esercito di Scanderbeg.


La consapevolezza di questa derivazione e il sostegno della costituzione spirituale di questa coscienza, lo spiegano gli esponenti del nostro Rinascimento con la frase "La religione degli Albanesi è l’albanesità (Shqip-t(ë)-Arit)", poiché questo nome è proprio un nome divino e religioso della mentalità pelasgica.



Rimane ancora un altro aspetto da esaminare e che ci può spiegare molto di più sul problema. Si tratta dell’Elmo originale e delle lettere che sono state scritte in esso. Nella eredità pelasgica figurativa è presente l’associazione della figura con il proprio nome.

Offrendo la possibilità di esame allo studioso Niko Stillo – l’unico conoscitore al mondo di oggi in grado di pronunciare le lettere antiche secondo i periodi e i luoghi in cui sono stati usati – si giungerebbe probabilmente al fatto che il nome Shqiptar (ita. albanese) è scritto nell’elmo come una spiegazione di tutti i simboli posseduti da Scanderbeg.



Nota: I nostri leader, per la seconda volta nella storia della nostra nazione, impostano un codice morale in primo piano, "le origini e la definizione della religione della nostra identità": Scanderbeg lo ha designato come denominazione, mentre il Rinascimento lo ha richiamato nell’ambiente degli Stati europei come consapevolezza inevitabile per il futuro e lo ha definito come la nostra Religione. E tutto ciò succedeva proprio nell’epoca durante la quale il Cristianesimo e la Mezzaluna continuavano a dividere il mondo in due; in fondo noi non possiamo essere né l'uno e né l'altro perché in qualche modo facciamo parte della loro creazione.



Osserviamo la situazione nel XIX secolo (sec. XVIII-XIX)


Ali Pasha e i Bushati

(I distretti amministrativi più potenti dell’Impero Ottomano, almeno nei Balcani)

Ci si chiede: In questo periodo della creazione degli Stati europei di oggi e della separazione degli Stati balcanici che si trovavano sotto l’Impero Ottomano,

• Quale sarebbe stata la continuità della storia in Europa e dell’Impero Ottomano se questi due distretti amministrativi si fossero uniti (tramite un matrimonio oppure una forma di dipendenza)?

• Cosa sarebbe stata la penisola Balcanica (un punto di incrocio) con un’Albania indipendente e forte economicamente e militarmente per le forze potenti dell’epoca in lotta per un "Nuovo Ordine Mondiale”?

- La Russia (chiedeva il rafforzamento degli slavi dei Balcani e lo stretto dei Dardanelli).

- L’Austria (la ricompensazione delle perdite del Santo Impero e la sua influenza sui Balcani mentre gli ottomani si indebolivano)

- La Francia (dopo Napoleone serbava inimicizia nei confronti di Ali Pasha).

- L’Inghilterra (i Balcani in questo periodo erano al di fuori dei suoi interessi).

- La Turchia (tramite i business sporchi con le potenze Russia e Inghilterra, con predominanza degli interessi della Russia).

• Questa era la ragione per cui le potenze dell’epoca diedero di fatto l’indipendenza alla Bulgaria e alla Serbia (non furono aiutati), mentre l’indipendenza degli albanesi – che realmente lo realizzarono nel sud sotto la guida di Ali Pasha, al quale tagliarono la testa – fu manipolata da queste potenze. Così, sotto il nome di un Paese che non è mai esistito in quanto tale, la Grecia, e sotto l'egida amministrativa dell’Austria e la sorveglianza della Chiesa realizzarono uno Stato con albanesi ma non per gli albanesi, per gli slavi. Attraverso il Patriarcato di Costantinopoli, la Chiesa Ortodossa Russa ("la Terza Roma") avrà pieni poteri nelle politiche di sviluppo, cosa che continua fino ad oggi.

Qui inizia una vera e propria piattaforma ideologica di assimilazione attraverso la Chiesa di tutta quella popolazione che oggi conosciamo con il nome Arvanitas (ita. albanesi).


Ecco perché gli esponenti del nostro Rinascimento (illuminati dall’antico sapere capirono l'ostilità di tutti gli altri contro di noi) proposero dopo Ali Pasha un motto ideo-etnico per la Nazione, e non un motto guerrafondaio, che portò all’indipendenza senza le armi. Con la figura di Scanderbeg loro non portarono un esempio d’ispirazione – in tal caso sarebbe stato sufficiente Ali Pasha Tepelena con lo stato più potente creato nel Mediterraneo – ma portarono la sua Volontà secondo cui: la RELIGONE degli albanesi è ‘Shqip’t’Aria’. Il che significa che noi siamo i Pelasgi della Sesta Generazione.

Così Alessandro Magno, Scanderbeg, gli esponenti del Rinascimento, Niko Stillo, ecc., giungono alle stesse conclusioni senza riferirsi l’un l’altro, ma riconoscendo direttamente la Mitologia Antica e la sua appartenenza.


Nota: Abbiamo cercato di esporre brevemente la spiegazione del simbolismo dell’Elmo di Scanderbeg e della denominazione ‘shqiptar’. Ma siamo consapevoli che i lettori di questa scritto, dei livelli accademici, sia in Albania che all'estero sono completamente impreparati a masticare questi dati. La mancanza di formazione riguardo la conoscenza delle antiche culture è molto presente. Il ritrovamento di questo elmo, e di quello che è stato falsificato dalle esposizioni ed interpretazioni dei ricercatori stranieri, ci fa cogliere l’imposizione pianificata del vuoto d’informazione culturale che proviene da tempi antichi, molto tempo prima della formazione della cultura greco-romana. Ma a chi giova tutto ciò?


(continua...)

giovedì 28 gennaio 2010

F.Y.R.O.M. – Reagiscono gli albanesi: ‘Skopje ci impedisce l’istruzione’.

di Brunilda Ternova


Le tendenze istituzionali in merito alle divisioni su base etnica, e la politica segregazionista dell’istruzione e della educazione in lingua albanese, hanno segnato l’anno scolastico 2009/2010 nella Repubblica di Macedonia.

L’istruzione in lingua albanese nella FYROM (Macedonia) sta andando verso il caos. All’inizio del secondo semestre scolastico agli studenti albanesi mancano i spazi e la possibilità di istruirsi adeguatamente nella loro lingua, mentre le autorità slavo-macedone si oppongono alle richieste di apertura dei corsi di lingua albanese. Le divisioni create nelle scuole superiori della città di Struga e le inadeguate condizioni di apprendimento nelle scuole albanesi in Kumanov; il divieto di apertura di ulteriori classi paralleli alla scuola superiore di medicina a Skopje, così come la mancanza di spazio per gli studenti albanesi nelle scuole secondarie e primarie, sono problemi che stanno creando gravi ostacoli per l'educazione degli studenti albanesi.

A Skopje, una parte degli studenti albanesi di medicina viene discriminata e segregata non permettendo loro di seguire le lezioni presso la scuola di medicina “Pance Karagjozov”, e spostandoli presso il liceo “Zef Lush Marku” che ovviamente non possiede le strutture adeguate per formare il profilo medico. Questo fa si che in futuro gli studenti albanesi di medicina non saranno in grado di competere alla pari con i loro colleghi che hanno usufruito di strutture e condizioni migliori.

A Struga, gli studenti albanesi vengono discriminati e segregati su un piano pubblico da parte del governo macedone, il quale stabilisce che gli studenti albanesi devono essere istruiti nelle scuole situate in ambienti rurali, mentre gli alunni macedoni di etnia slava educati in scuole situate in ambienti urbani.

A Kumanov, gli studenti albanesi vengono discriminati e segregati: sono tenuti a frequentare le lezioni in ambienti improvvisati (che non sono affatto aule scolastiche) e in condizioni tali da mettere a rischio la loro salute.

Di fronte a questa situazione problematica, le associazioni civiche albanesi hanno chiesto pubblicamente le dimissioni del Ministro dell'Istruzione, Nikola Todorov. "Chiediamo le dimissioni immediate del ministro Todorov, a causa della sua dichiarazione discriminatoria secondo il quale l'insegnamento della terza lingua incominciando dalla prima classe primaria sarebbe un peso per i bambini macedoni di etnia slava, ma non per quei bambini albanesi della stessa età. Inoltre anche per il contributo che ha dato all’aumento delle tensioni etniche sia ora che durante la fase di registrazione degli studenti albanesi nelle scuole secondarie ", - hanno detto i rappresentanti delle associazioni albanesi.
I politici albanesi di FYROM (Macedonia) non hanno ancora reagito riguardo a questa ultima mossa delle associazioni albanesi. Mentre l’esperto albanese sulle questioni educative e didattiche, Xheladin Murad, sostiene che si dovrebbe impostare un’agenda per risolvere i problemi ormai già aperti e che stano creando delle pericolose conseguenze per gli studenti.
“E’ un dato di fatto che riguardo l’istruzione in lingua albanese mancano molte cose. Il Ministero della Pubblica Istruzione non ha la sensibilità per prendere delle solide decisioni relative a questi problemi accumulati e risolverli. Il problema più recente causato dal Ministero della Pubblica Istruzione è la sua imposizione agli studenti albanesi delle scuole albanesi, obbligati ad imparare la lingua slava macedone dal primo grado delle elementari. Questo non fa altro che aggravare i problemi in materia di istruzione", - ha sottolineato professor Murad.
Secondo lui, in questo caso, il governo dovrebbe cercare la piena responsabilità di questa decisione da parte del Ministro della Pubblica Istruzione.
Evidenti problemi in materia di istruzione sono stati registrati anche dalla Lega degli Insegnanti Albanesi (L.A.Sh) a Kumanov e Likov, che si è appellata richiedendo più volte aiuto per l’istruzione albanese a Kumanov.
“Esiste il bisogno urgente di un intervento istituzionale per evitare i problemi e il caos che sta regnando nell’istruzione albanese a Kumanov. Da tanti anni abbiamo problemi con la mancanza dei locali per gli studenti albanesi delle scuole secondarie, abbiamo problemi nell’assegnazione degli spazi per gli studenti delle scuole elementari, mancano le condizioni dell'esercizio educativo e sono carenti molti altri aspetti di cui soffrono i nostri bambini”, - ha sottolineato il presidente della LASH, signor Etem Xheladini.
Le associazioni albanesi richiedono che il ministro e il governo macedone rispettino l’articolo 45 comma 5 della legge in materia di istruzione primaria, secondo il quale si richiede che la lingua slava macedone venga insegnata a partire dalla quarta elementare.

Scandalo con i fondi UE sull’istruzione.

Mentre gli studenti albanesi sono in balia di questa voluta disorganizzazione, i funzionari dell’istruzione del governo macedone vengono travolti da continui scandali, uno dei quali riguarda i fondi dell’Unione Europea.
I funzionari di Bruxelles stano indagando riguardo la frode dei fondi UE di 260 migliaia di euro, che erano stati sanciti per la FYROM e che erano destinati all'istruzione e alla cultura di questa repubblica. Nell’obiettivo dell'indagine c’è l'Agenzia Governativa per i Programmi Educativi e di Mobilità, mentre i sospetti sono caduti sul direttore di questa agenzia - Nelovski Bosko - che ha ritirato i fondi per conto di una associazione non governativa della quale è il fondatore e che viene gestita dai suoi famigliari più stretti.
E’ sospettata di abuso anche la seconda organizzazione "Youth Creative Center" che ha ricevuto i fondi, il cui fondatore è un amico intimo del direttore Nelovski. Quasi tutti i fondi dei 68 progetti sono stati usati ed abusati da organizzazioni affiliate con il direttore dell’Agenzia Governativa per i Programmi Educativi e di Mobilità. Bosko Nelovski è anche membro del comitato esecutivo delle forze giovanili VMRO-DPMNE. Dopo l’esplosione di questo scandalo Bruxelles ha congelato i fondi per la FYROM, mentre l'ufficio UE sta conducendo ulteriori verifiche e i risultati saranno resi pubblici per fare chiarezza su tutti gli abusi effettuati.

http://www.albanianews.it/albania/280110-f-y-r-o-m-reagiscono-gli-albanesi-skopje-ci-impedisce-listruzione

sabato 20 giugno 2009

About Brunilda Ternova

Brunilda Ternova vive e lavora in Italia come pubblicista, mediatrice culturale, interprete e traduttrice freelance: albanese, italiano, inglese. Iscritta all'Albo dei CTU (Consulenti Tecnici d'Ufficio) dal 2001, ha lavorato e continua a lavorare tutt’oggi presso la Procura della Repubblica Italiana, Dipartimento della Giustizia Minorile, Giudice di Pace, Questura, Tribunale delle Libertà e presso vari Studi Legali in Emilia Romagna, Toscana, Venezia etc., dove si è occupata di: Interpretariato Simultaneo durante udienze, appelli, esami, riesami e convalide giuridiche; Traduzione e trascrizione di atti giudiziari presso le Amministrazioni della Pubblica Sicurezza e della Giustizia.
Altresì si occupa di:

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- Traduzione in lingua albanese del blog Sardo Illirica dello studioso italiano Dr. Alberto G. Areddu . Per ulteriori informazioni il link del blog: http://web.tiscali.it/sardoillirica/sardoillirica/ARCHIVIO%20ILLIRICO.htm
- Traduzione in lingua albanese della raccolta di racconti "Tonino Guerra wants to kill me" dell'autore italiano Antonio Bigini.
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Brunilda Ternova jeton dhe punon në Itali prej 2001 si publiciste, ndërmjetëse kulturore, përkthyese freelance: shqip, italisht, anglisht. Ka punuar dhe vazhdon të punoj pranë Prokurës së Republikës Italiane, Departamentit të Drejtësisë së Minorenëve, Policisë, Gjykatës së Lirisë dhe pranë Studjove Ligjore të Emilia Romanjës, Toskanës, Venetos dhe rretheve të tjera.
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