mercoledì 11 agosto 2010

Scanderbeg - Psicoanalisi dell’Argomentazione dei Fatti.

di Eva Brinja - Studiosa di Etnocultura 
(Tradotto dall’albanese in italiano da Brunilda Ternova)

Questa metodica si occupa dell’enucleazione di un fatto che esiste al di fuori delle iniziative o desideri soggettivi. L'enucleazione argomenta la ragione dell’esistenza del fatto percepibile.

Ecco quali sono i Fatti che vengono fuori a prescindere dai nostri desideri riguardo questa figura:


I - Il suo Elmo e la sua spada, che sono depositati preso il Museo della Storia dell’Essere Umano di Vienna.

II – Il Fenomeno dell’auto-nominazione della sua Etnia con il nome "albanese" dopo la morte di Skanderbeg.

III – Le centinaia di libri che furono scritti nei paesi europei durante i 300 anni che seguirono dopo il fenomeno Scanderbeg. Che cosa successe all’Europa che impazzì dietro di lui?

Quali sono i motivi che hanno portato a questi tre fatti, oggi inconfutabili da nessuno?


L’Argomento dei Fatti nr. 1 -  “L’Elmo di Scanderbeg”


Con la stessa denominazione "L’Elmo di Scanderbeg" e con la stessa ubicazione, il Museo della Storia Umana di Vienna, ci arrivano da diverse letterature due foto: la A (Fig. 1 – citata come una copia di quello di Vienna, depositato nel Museo di Storia di Tirana) e la B (Fig. 2 come l’originale del Museo di Vienna).

Osservate la revisione preliminare:

a - l’oggetto della fotografia A, chiamata l'oggetto A, è di materiale delicato, sottile e luccicante, evidentemente inadeguato per un uso quotidiano e di conseguenza è solo figurativo - dimostrativo.

b- l’oggetto B è costituito da un materiale compatto dove la cupola, i fasci di cuoio, i rivetti, ecc. indicano un materiale valido per l’uso e resistente ai fattori naturali e fisici. Quindi non è un oggetto di abbellimento oppure onorifico, ma ha un utilizzo pratico (non ci addentreremo a parlare dei suoi componenti metallici poiché dalla foto non riusciamo ad evincerli).

c - Dal confronto tra i due oggetti (regola della distanza dal punto di messa a fuoco durante lo scatto fotografico e i punti di informazione...) emerge che questi due oggetti hanno differenze di dimensioni fisiche di quasi 1 a 2.5.

d - Uno dei principali simboli utilizzati nell’elmo, la "capra", nell’oggetto A ci arriva cambiato (rispetto a quanto descritto nella mitologia), mentre nel B è esattamente come descritto nella mitologia: con il corno sinistro spezzato.

Secondo le regole delle linee in assonometria, constatiamo che il corno sinistro della capra di Scanderbeg è esattamente spezzato in due terzi di essa.


Dunque dalla recensione precedente concludiamo che:

a – Nel Museo di Storia dell'Uomo di Vienna è esposta una copia modificata dell’elmo originale di Scanderbeg.

b – In questa falsificazione sono stati cambiati due elementi essenziali: le dimensioni (della testa e di conseguenza del corpo) e del contenuto dell’elemento principale (corno spezzato).

c - Non possiamo dire nulla delle lettere, le quali, possono essere state sottoposte a vari cambiamenti, anche poiché dalla fotografia non si può valutare.


Andiamo oltre e smontiamo almeno due elementi simbolici dell’elmo, la Capra e il Fiore della Margherita: entrambi i simboli sono simboli pelasgici.

1. La capra, o meglio la Capra Amaltea viene descritta in questo modo nella mitologia:

"la capra nutrì Zeus... nel corno spezzato germogliarono molti prodotti da frutta, ecc." Per noi che apparteniamo a quelli che vedono la mitologia allo stesso modo degli antichi, cioè “come una spiegazione scientifica del Mondo e della vita sulla Terra”, è importante cercare la Capra Amaltea in base alla funzione (Simposio-discussione) nel luogo geografico.

L’Aiuto per l’identificazione del posizionamento geografico ci arriva da molte direzioni:

a – la denominazione toponomica "Acroceraunia" dalla letteratura antica greca ci indica proprio uno dei corni (qerea- il corno di capra, akro – lato, cioè corno laterale della testa della capra).

Guardate la foto (Fig. 3) che ci viene oggi dal satellite riguardo questo territorio.

In effetti sembra che siamo di fronte ad un'immagine di capra dove il corno sinistro è tagliato in due terzi di essa.

(Abbiamo veramente a che fare con il territorio della capra Amaltea in questa parte del Nord Epiro classico?)


b - All'interno dell’area troviamo spesso un toponimo mitologico come:

- "la gamba di Osiride" (campo a forma di gamba della divinità principale egizia che dopo essere stato fatto a pezzi venne ricucito, ricostruendo la prima mummia),

- "La Scala di Had” (Fig. 4) dove vengono eseguite cerimonie funebri (oggi ancora fisicamente illeso ecc.)

Questi due dati ci danno ad intendere che i contadini, che utilizzano tutt’oggi questi denominazioni mitologiche, hanno un legame ancestrale con la popolazione portatrice di questa mentalità, non semplicemente come denominazione ma come processo vitale.

Tuttavia, a noi non basta quanto già detto precedentemente per essere convinti che il territorio che vedete nella foto è quello della "Capra Amaltea”. Né la denominazione di questo territorio che ci arriva proprio dagli antichi greci e nemmeno la toponomastica di oggi o la sua archeologia pelasgico-mitologica che contiene tutto il territorio del fiume di Vlora, poiché simili si trovano anche in altri parti del Mediterraneo.

Per noi sono altri due fattori che rendono questo luogo inalienabile a quello originale della "Capra Amaltea”.

a - Il reperto archeologico (Fig. 5) e altri simili trovati ai giorni nostri in un certo punto interno a questo territorio.

(Nel convegno "Sulla comprensione scientifica della mitologia antica”, gli esami basati sulle scienze esatte ci spiegheranno il perché questa zona è esattamente la Capra Amaltea).

b – L’Etnocultura della popolazione locale (Epiro classico) (Convegno – 2 "Etnocultura e Storia" - che testimonia un legame diretto tra le popolazioni locali e i templi più antichi del mondo).



Conclusione: - Scanderbeg utilizzava con piena consapevolezza la denominazione epirotas e l’elmo con la Capra Amaltea. Lo faceva quando l’epoca metteva in primo piano "la Mezzaluna contro la Croce”.



2 - Il secondo simbolo usato da Scanderberg nel suo elmo è il “Fiore della Margherita”, diversamente conosciuta in albanese “Fiore della Pecora” (alb. Lule Dele).


Facciamo una breve considerazione preliminare per chiarire il significato e l'uso di questo simbolo. Questo fiore nell’antichità pre-ellenica e pre-romana ha rappresentato - sulla base del numero delle foglie - l’appartenenza alla generazione pelasgica, fa parte dei simboli pelasgici con un significato ben preciso. (Qui si necessita di una spiegazione ampia poiché i pelasgi, la loro mentalità e il loro simbolismo sono una intera scuola, purtroppo poco conosciuta o conosciuta malissimo)

Secondo Scanderbeg noi apparteniamo alla sesta generazione pelasgica.

Nota: A favore della consapevolezza di Scanderbeg ci viene un’altra informazione e conferma di tre secoli prima di lui. Si tratta della costituzione archiviata di Shkodra (studiata e appropriata dai Veneziani di quell’epoca i quali stavano costruendo il loro Paese, la loro Repubblica), in cui, oltre al fatto che ha inizio con la Premessa di Alessandro il Grande che lascia l'eredità... , sono presenti ad emblema i fiori di margherita (Fig. 6).


Continuate a osservare:

a - Per chi guarda per la prima volta questa emblema c’è la possibilità di guardare, scritto in lingua albanese, il detto "il destino che desideri."

b – l’aquila, nell’altro lato, libera e pronta al volo, è esattamente la rappresentante dei titolari di quest'emblema dell'aquila.

c – I fiori della margherita nel cuore dell’emblema sono esattamente tre e con cinque petali ciascuno, cioè i tre rappresentanti della quinta generazione pelasgica (la quinta generazione ha tre rappresentanti, due maschi e una figlia-sorella).

d – Nella premessa dello Statuto di Shkodra abbiamo esattamente le ultime volontà di Alessandro il Grande che "lascia in eredità... le proprietà e questa costituzione o statuto oppure regolamento", ecc.

e – Osservate nella figura come l’Aquila Libera derivi da due aquile reali incrociate (uomo-donna) che appartengono alla quinta generazione pelasgica. Ma il nome Alessandro è un nome divino (il che significa che rappresenta una generazione pelasgica) e lui conservava questa consapevolezza (dalla rivelazione in uno dei templi d'Egitto, ecc.). Il che significa che ha reclamato tramite il nome di essere il rappresentante di una delle sei generazioni pelasgiche.

Attraverso l’analisi fatta ne “Antichità” (E. Brina) della sua opera, ad Alessandro Magno è stato assegnato il ruolo di iniziatore del grande processo d’integrazione mondiale, che continua anche oggi. (Nella mitologia antica tutte le generazioni pelasgiche con i loro rappresentanti hanno creato una fase di sviluppo nella società umana, questa è storia della mitologia, e si spiega solo dopo aver preso conoscenza della scuola di cultura pelasgica).


Quindi, la consapevolezza di Alessandro Magno è in linea con quella di Scanderbeg, il quale non pretende di essere una divinità ma l’erede e continuatore della sesta generazione.


Fig. 1- L’elmo di Scanderbeg che si può vedere oggi visitando il Museo di Tirana.






Fig. 2-B L’elmo originale di Scanderbeg, che oggi non si sa dove sia. Osservate i materiali degli elementi costitutivi: rivetto, fascio di cuoio ecc. Guardate come si posizionano i punti simmetrici dell’oggetto in rapporto alla linea parallela:
- le linea bianca-rivetto a sinistra si trova sotto la linea nera mentre la sua simmetrica di destra si trova sopra la linea,
- la punta del fiore sinistro si trova sotto la linea mentre la sua simmetrica di destra sopra la linea,
- la stessa cosa succede con i buchi delle narici (cioè sono simmetriche)
- la stessa cosa si osserva nei rivetti sulle corna che sono simmetrici,
- solamente nel punto più alto delle corna nel lato destro non si applica questa regola; cioè non solo non spunta sopra la linea ma si trova sotto di essa, spezzato come ci indica la mitologia (Capra Amaltea con il corno sinistro spezzato)









Fig. 3 Il corno destro che viene chiamato nelle mappe antiche “Akroqeraune” (ita. Acroceraunia)









Fig. 4 - La Scala di Had.








Fig. 5 L’oggetto archeologico, e altri simili che si trovano in una zona interna al territorio Capra Amaltea, in un numero significativo in uno stato di semi-lavorazione.







Fig.6 - L’Emblema dello Statuto di Scutari, dove emerge chiaramente l’aquila dalla unione dei due regni (androgino - due aquile in una), che appartiene alla quinta generazione pelasgica. Anche la bandiera con l'aquila a due teste, è lo stesso modello della bandiera di Scanderbeg (con le ali abbassate) che dovrebbe riflettersi nella nostra attuale bandiera nazionale.



(continua...)

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