giovedì 3 giugno 2021

Melissa - Bee - Bleta - GjiBleta

 Didymus in his commentary on Pindar says that Melisseus, king of the Cretans, was the first who sacrificed to the gods and introduced new rites and ritual processions.  He had two daughters, Amalthei and Melissa, who nourished the youthful Zeus with goat’s milk and honey.  Hence the poetic fable derived is origin, that bees flew to the child and filled his mouth with honey.  Moreover, he says that Melissa was appointed by her father as the first priestess of the Great-Mother, from which circumstance the priestesses of the same mother are still called Melissae. Bees stood as a sort of symbol of the chthonic Gods–deities in, of, and beneath the earth.  According to Ransome, a cave–the first Grecian home of the bee–“was a mysterious, sacred place to the ancients, a place often connected with the Netherworld, as were also the Mother-goddesses, and if bees hived in the cave, they would also be considered sacred to them.”  It is certainly the case that when “Melissa” is used as the title of a priestess, this priestess invariably serves a Goddess, and one of the Great-Mothers–Gaia, Cybele, Rhea, or Demeter and Persephone.  I take this to mean that, at some level, the bee stood as a sort of liminal figure between these Goddesses and man.  They could bring us the undistilled sweetness of the divine, and they could carry worldly cares back into the earth and deliver them to the deities.  In the Albanian folk beliefs the Bee was a human being the Melisa, a nymph transformed in a Bee, the mother of Epidamnus/Dyrrachium/Durres. The Bee for Albanians can't be cursed because it is an enormous sin alluding that Bees are beings of a higher caste, comparable to humans. When a Bee ceases to live, albanians use the verb "vdes"  which refer to human death (when an animal ceases to live albanians use the verb "ngordh") //  Didymus nel suo commento su Pindar dice che Melisseo, re di Creta, fu il primo a introdurre i sacrificio agli dei portando nuovi riti e processioni rituali. Aveva due figlie, Amalthe e Melissa, che nutrirono il giovane Zeus con il latte di capra e miele. Da qui deriva l’origine della favola poetica che le api volavano da Zeus  bambino e  gli riempivano la bocca con il miele. Melissa fu nominata da suo padre come la prima sacerdotessa della Grande Madre, da cui le sacerdotesse della stessa madre sono ancora chiamate Melissa. Le api erano un tipo di simbolo delle divinità degli Dei Chthonici connessi alla terra di sotto.  Secondo Hilda  Ransome, la caverna - la prima casa delle Api - era un luogo misterioso e sacro per gli antichi, un posto spesso collegato con la terra di sotto (netherworld), così come erano anche le Dea Madre, e se le api vivevano nella grotta, sarebbero considerate sacre.  Quando "Melissa" venga usato come titolo di una sacerdotessa, questa sacerdotessa serve invariabilmente una Dea, una delle grandi madri-Gaia, Cybele, Rhea, Demetra e Persephone. Questo per significare che, ad un certo livello, le Api erano come una sorta di figura liminale tra queste dee e gli esseri umani. Potevano portarci la dolcezza non estraibile del Divino, e potevano trasportare preoccupazioni mondane e consegnarli alle divinità. Nelle credenze popolari albanesi l'Ape era un essere umano la Melisa, una ninfa trasformata in un'Ape, la madre dell'Epidamnus / Dyrrachium / Durazzo. L'ape per gli albanesi non può essere maledetta perché è un enorme peccato che alludeva che le api sono esseri di una casta più alta, paragonabili agli esseri umani. Quando un'ape cessa di vivere, gli albanesi usano il verbo "vdes" che si riferisce alla morte umana (quando un animale cessa di vivere gli albanesi usano il verbo "ngordh").


 








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