(tradotto in italiano da Brunilda Ternova)
Sulla novella “Grande è la sciagura del peccato” (alb. “E madhe është gjëma e mëkatit”), molti studiosi che hanno scritto al riguardo dopo gli anni novanta hanno cercato a tutti i costi la sua invariante. A questo proposito, tutte le ricerche hanno lasciato a desiderare, visto che a nessuno è venuto in mente di confrontare Tat Tanushi dell’Illiria con il conte Dracula della Transilvania.
AG APOLLONI
La famosa novella conosciuta con il titolo "Grande è la sciagura del peccato" e il sottotitolo "Tat Tanushi di Bubushtima" di Mitrush Kuteli è stata scritta nel 1947, esattamente 100 anni dopo la nascita dello scrittore irlandese Bram Stoker (1847), il quale cinquant’anni prima di Kuteli aveva trattato l’archetipo di Tat Tanushi nel suo romanzo “Dracula” (1897). L’opera di Kuteli è stata pubblicata per la prima volta nel 1993, anno in cui venne proiettato anche il film “Dracula” del regista Francis Ford Coppola, basato sul romanzo di Stoker. La novella di Kuteli fecce clamore nella letteratura albanese mentre il film di Coppola invase le sale cinematografiche mondiali e si aggiudicò diversi premi prestigiosi, tra cui tre premi Oscar.
Nelle ricerche intertestuali che sono state fatte a partire da Plasari, i critici di Kuteli hanno insistito sull’indagine della genesi di Tat Tanushi, cercando di vedere qualcosa nella “Apocalisse di Giovanni”, qualcos’altro nella “Canzone delle Canzoni”, in seguito nella “Genesi”, “Libro di Giobbe”, “Il Vangelo secondo Matteo”, ecc. L’invariante è stata cercata solamente nella Bibbia e, naturalmente, non è sufficiente, in quanto occorreva in primo luogo ricercarla nel folclore romeno, precisamente nel mito del Conte Dracula.
Ciò non significa che l’opera di Kuteli non ha una risonanza biblica, ma che l’eco è molto esplicito e che può essere visto anche da coloro che non sono specialisti di letteratura. L’obiettivo del ricercatore è di trovare quello che non riesce ad essere visto dal lettore comune.
Kuteli ci dà i riferimenti biblici in modo da coprire le proprie tracce, poiché, più che dai frammenti biblici che appaiono come citazioni, egli ha tratto dal mito romeno di Dracula, a prescindere dal “chiarimento” che ci dà nelle note insistendo sul fatto che questo è un mito albanese "Elaborato dopo aver ascoltato due leggende albanesi sentite a Pogradec”.
Qui non si tratta di Pogradec! Kuteli fa del suo meglio per non mostrare la fonte e questo suo sforzo di camuffare Dracula, ha confuso i ricercatori – i quali si sono dati da fare dietro la bibbia e il folclore albanese per trovare i legami intertestuali. La madre della novella di Kuteli è Dracula, mentre gli intertesti biblici sono dei torrenti che si inseriscono nel flusso della narrazione.
Di conseguenza, tutte queste ricerche dell’invariante lasciano molto a desiderare, se si tralascia di prendere in considerazione l’archetipo.
Dracula – diavolo o drago
È noto che Mitrush Kuteli studiò a Bucarest, in Romania, dove inizio a lavorare alla raccolta del folklore. Oltre agli studi di economia, si interessò in particolar modo al folclore rumeno. La figura più celebre era proprio il conte Dracula, il quale ha anche una realtà storica e proviene dalla Transilvania (parte centrale della Romania).
Il nome ‘Dracula’ deriva dalla fratellanza segreta ‘Ordine del Drago’, fondata da Sigismondo di Lussemburgo (re d’Ungheria, Croazia e Boemia, noto diversamente come il Santo Re della Romania) per sostenere il cristianesimo e per proteggere il re nella lotta contro i turchi ottomani.
Vlad II, padre di Vlad III, nel 1431 si era distinto nella lotta contro i turchi, quindi aveva vinto il titolo di Dracula e come sovrano di Valacchia aveva inciso nella moneta il simbolo del drago. La parola ‘Dracula’ aveva il significato di “Figlio del Drago”, ma Vlad III era così sanguinario che, più tardi, si ipotizzò che il nome di Dracula derivasse dalla parola ‘Diavolo’, etimo che supporta anche Stoker. Così, il Dracula che conosciamo oggi è proprio Vlad III, che durante i sei anni di governo (1456-1462) aveva ucciso e impalato circa quarantamila europei “inutili per l’umanità”, e oltre cento mila musulmani turchi. Omicidi commessi con la motivazione di proteggere la patria, e soprattutto il cristianesimo.
I romeni stentavano a credere alla sua morte, perché credevano che un uomo malvagio non potesse morire. Quindi, è da qui che abbiamo il mito di Dracula. Troviamo, inoltre, nel folclore romeno che Dracula amava moltissimo la moglie Elisabetta, così dopo la sua morte smise di credere in Dio e venne per questo trasformato in un “vampiro”.
Kuteli, da esperto di folklore, di certo conosceva questa “narrazione”, poiché essa emerge come la madre della novella di Tat. Naturalmente è molto probabile che Kuteli sia tornato in Albania insieme a Dracula.
Dracula e Tat
Kuteli ha portato Dracula in Albania. Questa dichiarazione è il risultato dell’approccio comparativo. Il rapporto intertestuale tra Dracula della Transilvania e Tat dell’Illiria è inevitabile. Si può dire senza tema di smentita che Tat Tanushi è semplicemente un Dracula ri-contestualizzato, albanesizzato e ritoccato. Diamo un’occhiata ad una serie di punti d’incontro per esserne convinti.
1. Tat è servo devoto di Cristo, così come Dracula, il quale fa tutte le guerre per proteggere la religione cristiana;
2. Tat ama alla follia Noemi, portandola dalla “Galilea di Judea” ad Apollonia, così come Dracula aveva portato Elisabetta dall’Ungheria alla Romania;
3. Noemi è molto bella, perciò Tat gli mette il nome Kalie (gr. Kalos - bellezza). Allo stesso modo Elisabetta “era bella come il sole”;
4. La morte di Kalie fu il motivo per cui Tat smise di obbedire al Signore. La morte di Elisabetta divenne motivo anche per Dracula di non obbedire più a Dio;
5. Dopo il peccato di disobbedienza, Dio condanna Tat con la vita, cioè lo rende immortale. Allo stesso modo agisce con Dracula, rendendolo immortale (Vampiro);
6. Tat vaga nel mondo e nei secoli, ma non riesce a trovare pace da nessuna parte. Anche Dracula vaga dappertutto per secoli, ma non riesce a trovare pace in nessun luogo;
7. Dopo qualche secolo, Tat si pente e muore nella chiesa in cui aveva peccato. Anche Dracula, in alcune versioni, muore (lo uccidono), trova quindi la pace nella chiesa dove aveva peccato. Non solo, il racconto autobiografico dei secoli di vita di questi personaggi e le modalità delle loro morti, sono elementi altrettanto compatibili tra di loro.
Ecco come Kuteli ci descrive lo stupore di coloro che ascoltano la storia di Tat:
“Monsignor Nikanori continuò a parlare: - Lo strano caso di Anania lo ha scritto in un libro il grande metropolita Pamfili, che dorme con Dio oggi e duecento anni fa. Il suo libro lo trovi…/ Tat Tanushi disse: - Ho sentito il metropolita Panfili, in una messa alla santa chiesa di San Simone, dove c’è la vite che emerge dalla sua tomba. Infatti la sua parola era saggia e la sua voce era gentile. / - Lo hai letto ma non sentito figlio mio. Lui è morto prima che tu nascesti.”
Mentre Stoker scrive: “Abbiamo parlato a lungo. Io e il conte. Gli ho fatto qualche domanda sulla storia della Transilvania e l’argomento lo ha attratto. Mi ha colpito il fatto che parlava riguardo tanti eventi che erano accaduti molto tempo fa, secoli e secoli fa come se lui fosse stato lì e li avesse visti con i suoi occhi, di persona”.
Anche la morte di queste due figure immortali è simile. Una volta liberati dalla maledizione, Tat e Dracula muoiono e diventano polvere. Kuteli descrive così la morte di Tat: “Poi, lentamente Tat Tanushi si sciolse davanti agli occhi di tutti riducendosi ad un pugno di cenere d’innanzi alla porta santa”.
Allo stesso modo Stoker aveva descritto la morte di Dracula: “Miracolo! Davanti ai nostri occhi, il corpo del Conte Dracula divenne polvere e cenere. Ma io sono sicuro, di aver visto un’espressione di pace sul suo volto”.
Non si deve escludere la possibilità che Kuteli, oltre al folklore romeno, abbia conosciuto anche il lavoro di Bram Stoker, il quale aveva visitato il castello di Dracula in Romania prima di scrivere quel “Dracula” che trovò tanta diffusione nel resto del mondo.
E per sfuggire al modello di Stoker, che inserisce Dracula nella Londra del XIX secolo, Kuteli riporta il suo Dracula diversi secoli addietro.
Il Signore o la moglie
La novella di Kuteli e il romanzo di Stoker sono due “storie d’amore”. Libri di letteratura con una morale religiosa. Nella novella di Kuteli ciò risalta anche dal titolo. “Grande è la sciagura del peccato” è una formulazione di retorica religiosa che è essenzialmente l’imposizione della morale. Il titolo si articola come una constatazione e avverte che tutto ciò che verrà detto nella novella sarà la prova della formulazione assiomatica posta in calce al testo. Tutto il testo della novella funziona come espansione illustrativa del titolo. Grande è la sciagura del peccato!
Se non siete d’accordo, afferma ipoteticamente l’autore, leggete questo libro, dove viene preso ad esempio il sacerdote ortodosso illiro, Tat Tanushi, poiché tramite esso si dà la prova del peccato, al seguito della sua grande sventura.
La logica della retorica religiosa impone che le constatazioni etiche vengano provate davanti all’auditorium (ascoltatori o lettori), e vengano impresse nel cuore e nella mente attraverso esempi, il che significa che l’idea viene sciolta nella figura.
Dracula, come uomo reale, era vissuto nel XV secolo e fu spietato contro i turchi. Il Dracula del mito romeno viene descritto come un uomo che ha amato Dio, ma non tanto quanto amava la moglie. Il Dracula di Bram Stoker è solo un vampiro che vive succhiando il sangue delle donne cui mordeva il collo. Così, Bram Stoker non dà una motivazione per la trasformazione del Dracula-uomo in Dracula-vampiro, occupandosi solamente delle conseguenze e dimenticando le cause. Questa cosa non succede al Dracula del film di Coppola, dove l’amore di Dracula non viene mostrato solamente nel prologo ma anche durante tutto il corso del film poiché la preda che insegue assomiglia alla moglie.
Pertanto, “Dracula” del 1993 è la versione migliore della storia del Conte Dracula. Pur descritto come un essere che non si riflette nello specchio e non fa ombra sulla terra, possiamo dire che al momento della sua uscita abbia trovato riflesso nella letteratura albanese e abbia fatto da ombra a molti personaggi di questa letteratura.
In definitiva si può dire che Tat è il volto di Dracula al di là del vetro dello specchio. Entrambi sono credenti devoti, che amano il Signore e la moglie. Il loro amore è orizzontale (in relazione con la moglie) e verticale (in relazione con Dio). A Dio non piace sopportare la parità con la moglie e perde (per qualche secolo) l’amore di questi credenti, dal momento che essi amano molto di più le loro donne. Tat e Dracula credono di più nell’amore che in Dio.
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