La prima multinazionale che la Storia ricordi è apparsa nel Medioevo sotto le sembianze di un Ordine monastico-cavalleresco, quello dei Templari. Per illustrare la sua genesi in epoca feudale, è necessario esporre gli eventi che hanno caratterizzato la nascita e lo sviluppo di questa confraternita, evitando però di addentrarci nelle ragioni ideologiche e dottrinali che hanno indotto poi la Chiesa, per voce di un suo pontefice, Clemente V°, ad abolirla in maniera perpetua il 22 marzo del 1312 (vd. Bolla papale Vox in Excelso).
Secondo il mito, questa Milizia venne fondata da 9 cavalieri cristiani nel lontano 1118 con l’arduo scopo, dato il loro esiguo numero, di difendere dai predoni mussulmani i pellegrini che si recavano in Terra Santa, più precisamente, presso il Santo Sepolcro, per lucrare le indulgenze. Così operando, i Templari ebbero modo d’intessere amicizie con le più importanti casate cristiane impegnate nelle Crociate.
La nascita di quest’Ordine, inizialmente solo militare, avvenne in un contesto particolare: lo sviluppo della cavalleria, inserita nel sistema economico-feudale del tempo, il sorgere dell’idea dello iustum bellum (guerra giusta/giustificabile e quindi santa), la difesa della Res Pubblica Christiana, fondata sull’alleanza politica tra trono ed altare ed infine la riconquista, attraverso le crociate, dei luoghi sacri della vita del Cristo, occupati dagli “infedeli” mussulmani.
Inizialmente ebbero la denominazione di “poveri cavalieri di Cristo” anche se i fondatori appartenevano alla classe dei vasalli, poi divenuti nobili. Tra loro il francese Hugues des Payns, sposato con la nobildonna scozzese Caterina de Saint Clair e il fiammingo Geoffray de Saint Omer.
Si misero subito a disposizione del re di Gerusalemme, Baldovino, fratello di Goffredo di Buglione, il mitico difensore del Santo Sepolcro.
Grazie all’intercessione di quei due, i cavalieri ottennero di poter stabilire il loro quartier generale presso l’antico Tempio di Salomone sul quale oggi sorge la moschea di Al-Aqsa.
Per nove anni intrapresero scavi in quella zona per ragioni ancora tutt’oggi ignote.
Da quel momento vennero chiamati Templari. La loro uniforme era composta da un mantello bianco con una croce rossa “patente”, cioè sbavata. Il loro stendardo di guerra, il “beaucent”era di forma triangolare, diviso a metà, una parte bianca ed una nera, a testimonianza del principio dualista della loro misteriosofia, presente anche nel loro sigillo dove compaiono due cavalieri in groppa ad un solo cavallo. Questa duplicità dell’Ordine, riferibile a due parti di esso, una pubblica, con intenti caritatevoli ed una segreta, conosciuta invece solo agli iniziati di alto rango, sarà una caratteristica peculiare di quest’Ordine ben prima che fosse riconosciuto dalla Chiesa, rappresentando quindi un unicum nel panorama dell’epoca.
L’espansione dell’Ordine templare continuò sotto re Baldovino II.
Grazie a San Bernardo poi, nel 1128, durante il Concilio di Troyes, fu incorporato nella Chiesa divenendo anche un ordine monastico. La figura del cavaliere, quindi, assunse su di sé le caratteristiche del guerriero e del monaco, contemporaneamente.
Ed è proprio in quel momento che l’Ordine si dotò di una struttura gerarchica mentre la classe feudale europea concesse aiuti economici sotto forma di donazioni di vario genere.
Sorse quindi un’organizzazione molto rigida, composta alla base da fratres milites che facevano i voti di obbedienza, castità e povertà ma che erano allenati all’uso delle armi per combattere contro gli infedeli, quando fosse a loro richiesto.
A questi fratelli se ne affiancarono altri: gli scudieri, i sergenti, i fratelli di mestiere e i Turcopoles, cioè delle truppe mercenarie. Al vertice dell’Ordine c’era un Maestro al quale tutti i fratelli dovevano totale e cieca obbedienza.
Dopo il Maestro, per ordine d’importanza, seguivano il Siniscalco, Il Maresciallo, il Tesoriere, i comandanti delle province, delle case, dei cavalieri, divisi in balivi e visitatori. A fianco della Regola ufficiale, latina e cristiana, esisteva uno Statuto segreto, a disposizione solo dei vertici della Milizia che imponeva la segretezza totale su quanto avveniva durante i Capitoli notturni quando si svolgevano delle particolari forme cerimoniali.
Tra queste il rinnegamento del Cristo come Salvatore del genere umano, lo sputo sul crocifisso, la professione di fede sia in un Dio celeste che in un idolo, una testa barbuta, in alcuni casi, chiamata Bafomett o Immaguinet, ritenuta dispensatrice di salvezza e di ricchezze per l’Ordine.
La forma di governo così gestita dal Maestro e dagli alti dignitari, era sicuramente sinarchica (dal greco potere, comando in comune). Tutte le azioni del cavalieri, tanto in alto quanto si basso, erano dirette a glorificare la potenza dell’Ordine. Gli obiettivi della cristianità diventarono secondari.
In poco tempo il voto di povertà dei cavalieri divenne lettera morta.
La gratitudine dei re, dei principi, dei duchi e dei conti europei per l’impegno militare profuso dall’Ordine templare si manifestò con l’invio di oro e di metalli preziosi. Molti furono i lasciti immobiliari (1/3 di questi possedimenti stava nelle terre della Linguadoca).
E’ in quel tempo che l’Ordine chiamò a sé molti architetti e maestranze varie per la costruzioni di Case, chiese e conventi. I Templari strinsero così rapporti con le principali corporazioni muratorie e dei tagliatori di pietre, commissionando a loro l’edificazione delle cittadelle chiamate commende all’interno delle quali sorsero caserme, conventi e poderi agricoli. Se ne arrivarono a contare 9.000 in Europa!
Il momento più trionfale per l’Ordine avvenne nel 1139 quando papa Innocenzo II°, amico e protettore di San Bernardo, emanò la bolla “Omne datum Optimum”. Da lì in avanti l’Ordine non fu più sottoposto al controllo dei vescovi territoriali ma divenne una sorta di prelatura personale del pontefice di turno. A ciò si aggiunse l’esonero dal pagamento di tasse e gabelle nei vari Regni. L’ Ordine si trasformò in una multinazionale. Il nuovo quartier generale di Parigi, la casa-madre del Tempio era capace di controllare e dirigere le filiali e le succursali sparse per il continente europeo e in Palestina. Ogni commenda e precettoria templare godeva del diritto di extra-territorialità. Per le amministrazioni dei Regni divenne impossibile effettuare controlli sulle attività interne dell’Ordine.
I Templari, a questo punto, ebbero rapporti diplomatici diretti con tutte le casate regnanti schermandosi dietro il paravento del soglio pontificio.
Si videro quindi affidare dai re di Francia e d’Inghilterra la custodia e l’amministrazione del tesoro pubblico ma anche dai papi la gestione dell’obolo di San Pietro e dei fondi destinati a finanziare le crociate. L’invio di denari e di rifornimenti in Terrasanta conferì ai cavalieri il loro nuovo ruolo di banchieri per conto terzi.
Nonostante infatti fosse in vigore il divieto assoluto, imposto dalla Chiesa cattolica, di prestiti ad usura per i cristiani, i Templari divennero provetti esperti in questa pratica ponendo anche le basi per la costituzione delle grandi banche e dei consorzi commerciali, avendo loro inventato la lettera di credito.
Con essa commercianti e regnanti potevano viaggiare in Terra Santa senza portarsi dietro le ricchezze, evitando così di essere rapinati dai mussulmani. I Templari prelevavano il proprio profitto sotto forma di aggio, cioè di tasso di sconto. Prestavano quindi denaro e lo riscuotevano gravato da forti interessi, fornendo lettere e depositi di sicurezza tramite la fitta rete delle case templari lungo la via Francigena.
Ed è al culmine di questo sogno di potenza che i Templari cominciarono a trafficare in reliquie con i mussulmani, facendo anche affari lucrosi con gli ebrei. Quando venne loro ordinato di attaccare gli eretici albigesi, essi si rifiutano di farlo.
A causa di questi e di altri comportamenti “non cristiani”, iniziò la loro parabola discendente. I Templari furono imprigionati, chiesero perdono per la loro blasfemia per poi fare retromarcia. La maggioranza dei cavalieri finì bruciata viva per eresia. Le ricchezze immobiliari dell’Ordine invece furono trasferite, per ordine del papa, nelle mani dell’Ordine di san Giovanni (l’attuale SMOM)
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