mercoledì 27 ottobre 2021

H*E*N*A*

 LA TERRA PRIMA DELLA LUNA.
Il teologo e scrittore romano Ippolito (170 - 230 d.C.) nella sua opera Philosophumena dal titolo originale Refutatio Omnium Haeresium, scriveva: “Arcadia produsse Pelasgo, di maggiore antichità della Luna”. Dove per Pelasgo venivano intesi i Popoli del Mare o Pelasgi, che si stanziarono nell'Arcadia, regione greca del Peloponneso, quando dovettero fuggire dal disastro del Mar Nero avvenuto attorno al 5600 a.C.
Il poeta greco Pindaro (518 – 438 a.C.) in una delle sue opere dal titolo Arcadia, in particolare nel libro VIII, scriveva: “Portando un bel dono, la Terra fece nascere per primo l'essere umano nell'Arcadia, il Divino Pelasgo, molto prima della Luna”.
Ovidio, poeta romano vissuto dal 43 a.C. al 18 d.C., nella sua opera Dei Fasti, scritta per far conoscere i riti, le festività, le consuetudini e i costumi dei romani, annotava: “la Terra, che fu prima della Luna ebbe il nome dal grande Arcade.”
Il filosofo, fisico e naturalista della Grecia antica Anassagora (496 - 428 a.C.), anche il filosofo e fisico dell'antica Grecia Democrito (460 - 370 a.C.) asserivano che un tempo la Terra era senza la Luna.
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Pure Aristotele (384 - 322 a.C.) filosofo e scienziato greco, svelava che l'Arcadia prima di essere abitata dai greci era popolata dai Pelasgi, e che questi aborigeni si stanziarono nel territorio prima che nel cielo terrestre arrivasse la Luna.
Plutarco (46 – 125 d.C.) scrittore e filosofo greco, nel suo le Questioni Romane parlava degli Arcadi come di un popolo pre-lunare.
La memoria di un mondo pre-lunare è presente anche nella tradizione orale tra gli indiani degli altipiani della cordigliera orientale della Colombia. Secondo la tribù dei Chibchas: “all'inizio dei tempi, la Luna non era nei cieli”.
Hans Schindler Bellamy (1901 – 1982) ricercatore e scrittore viennese, nella sua opera Lune, miti e uomini scriveva di una tribù di nativi colombiani di nome Mozces che parlavano di un tempo prima che la Luna divenisse la compagna della Terra.
Il naturalista Alexander von Humboldt (1769 – 1859) botanico tedesco diceva: “... i pre-ellenici abitanti Pelasgi d'Arcadia si definivano Preseleni, perché si vantavano di essere venuti al mondo prima che la Luna accompagnasse la Terra. Pre-ellenica e pre-lunare erano sinonimi”. E ancora: “Nei tempi più remoti, prima che la Luna accompagnasse la Terra, secondo la mitologia degli indiani Muysca o Mozca, gli abitanti della piana di Bogotà vivevano come barbari, nudi, senza alcuna forma di leggi o di culto religioso”.
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Sui testi tibetani è trascritto che sul continente perduto di Gondwana visse un popolo che fu civilizzato prima che la Luna iniziasse a splendere nel cielo notturno
L'astrofisica romana Giuliana Conforto nel suo articolo “I misteri della Luna” pubblicato nel luglio del 2009 scriveva: “Un tempo la Terra era senza Luna. Lo affermano Aristotele e Plutarco in Grecia, Apollonio e Ovidio a Roma antica e le loro tesi coincidono con il ritrovamento di simboli nel cortile di una casa a Kalasasaya, vicino Tiahuanaco, in Bolivia. La Luna sarebbe apparsa sul cielo terrestre tra 11.000 e 13.000 anni fa.”

CHI ERANO I PRELUNARI E DOVE VIVEVANO.
Il nome dei Pelasgi appare per la prima volta nei poemi di Omero, dove, nell'Illiade, sono indicati tra gli alleati di Troia; Omero chiama la loro città, o distretto, Larissa, e la dice fertile ed i suoi abitanti famosi per la perizia nel combattimento sulle navi. Omero riporta anche i nomi dei loro capi: Ippotoo e Pileo, figli di Leto Teutamide.
Due altri passaggi dell'Iliade attribuiscono l'epiteto di pelasgo ad un distretto chiamato Argo nei pressi del Monte Otri, nella parte meridionale della Tessagliaa ed al tempio di Zeus a Dodona. Pelasgo viene usato sia nel significato di "abitato precedentemente dai Pelasgi", sia in quello di "epoca dimenticata".
L'Odissea posiziona i Pelasgi a Creta, insieme a due popoli indigeni ed a due popoli immigrati (Achei e Dori), ma non dice a quale di queste due categorie appartengano i Pelasgi.
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Stabone cita Eforo, chiamando Dodona "sede dei Pelasgi". Ricorda che "quasi tutti" sono d'accordo nell'ammettere che fossero un'antica tribù, diffusasi in tutta la Grecia. Riferisce che Eforo dice fossero Arcadi in origine, scegliendo di darsi alla vita militare. Divennero coloni di Creta, come racconta Omero. Egli cita anche un eponimo Pelasgo, il padre dell'eroe dell'Arcadia, Licaone. Pausania cita "Asio" per definire Pelasgo come il primo uomo, generato dalla terra allo scopo di creare la razza umana.
Lo storico Eforo di Cuma riferisce di un brano di Esiodo che attesta la tradizione di un popolo dei Pelasgi in Arcadia e sviluppa la teoria che fosse un popolo di guerrieri diffusosi da una "patria" che aveva annesso e colonizzato tutte le regioni della Grecia in cui gli autori antichi fanno cenno a loro, da Dodona a Creta alla Troade fino in Italia, dove i loro insediamenti sono ben riconoscibili ancora nel tempo degli Elleni e sono in stretta relazione con i "Tirreni".
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Erodoto, descrive i Pelasgi a lui contemporanei, che parlano una lingua comprensibile come stanziati a Placie e Scylace, sulla costa asiatica dell'Ellesponto, e vicino a Creston sullo Strymon; in questa area avrebbero avuto come vicini i Tirreni. Allude anche ad altre zone dove i Pelasgi vivevano sotto altri nomi. Descrive una popolazione pelasgica che gli ateniesi avevano soggiogato (intorno al 500 a.C.), ed in connessione con ciò narra la storia di antiche incursioni di questi Pelasgi in Attica e del loro temporaneo stanziamento nell'Ellesponto pelasgico. Tutti questi fatti sarebbero avvenuti nel tempo in cui "gli ateniesi incominciarono, per primi, a definirsi greci". I più chiari esempi di testimonianze dei Pelasgi in riti, usi e strutture antiche si trovano in Arcadia, la regione "ionica" nel nord-est del Peloponneso, ed in Attica, che è stata toccata per ultima dalla ellenizzazione.

ARCADIA LA TERRA DEI PELASGI, DOVE NACQUE IL LUPO MANNARO.
Il lupo mannaro, detto anche uomo lupo o licantropo è una delle creature mostruose della mitologia e del folclore poi divenute tipiche della letteratura dell’orrore e successivamente del cinema Horror.
Secondo la leggenda, il lupo mannaro sarebbe un essere umano condannato da una maledizione (o secondo alcuni lo sono già dalla nascita) a trasformarsi in una bestia feroce ad ogni PLENILUNIO: la forma di cui si racconta più spesso è quella del lupo, ma in determinate culture prevalgono l'orso, il bue o il gatto selvatico. Alcuni credevano che uccidendo il lupo prima della prima trasformazione la maledizione venisse infranta.
Nella letteratura medica con licantropia è stata descritta una sindrome isterica che avrebbe colpito le persone, facendo sì che assumessero atteggiamenti da lupo durante appunto i PLENILUNI. In modo analogo un licantropo era semplicemente una persona affetta da questo disturbo ed è con questo significato che la voce è riportata su alcuni importanti dizionari della lingua italiana.
L’origine di queso sintomo, di questa trasformazione dell’uomo in animale durante i PLENILUNI ha avuto origine proprio ad Arcadia la regione dei Pelasgi.
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Il mito documenta, nelle sue varie versioni, il passaggio del lupo da creatura degna di venerazione a essere da temere. Nella versione originaria, Licaone, re dei Pelasgi, fonda sul monte Liceo la città di Licosura, la prima città di questo popolo. Un giorno questo re, dette ospitalità a un mendicante ma, per burlarsi di lui, lo sfamò con le carni d'uno schiavo ucciso (secondo altre versioni, la portata principale era uno dei suoi stessi figli). Il mendicante, che era in realtà Zeus travestito, si indignò per il gesto sacrilego, e dopo aver fulminato i suoi numerosi figli lo trasformò in lupo, costringendolo ogni PLENILUNIO a vagare per i boschi in forma di bestia. Si riflette quindi, in questa visione del predatore, l'atteggiamento di diffidenza che poteva assumere una società pastorale; il lupo viene visto, qui, come negativo, essere trasformati in esso è una punizione, non una qualità divina.
Sopratutto la correlazione tra la luna piena e la trasformazione in bestia di un essere umano; come se la luna fosse l’artefice della sottomissione dell’uomo all’animale.
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CAPITOLO 4: UN SATELLITE ARTIFICIALE.
La funzione della Luna è legata alla cultura umana. Sui suoi movimenti sono stati basati i primi calendari. Basti pensare che il più antico calendario lunare è stato concepito circa 10 mila anni fa.
Lo stesso raggruppamento dei giorni in settimane e mesi rispettivamente sulla durata di una singola fase lunare tra le quattro principali e sulla durata di un ciclo completo di fasi, cioè a quattro settimane.
La settimana ha una valenza sacra in tutta l’area mesopotamica, culla anche della cultura ebraica e del suo calendario in cui la settimana risulta una delle istituzioni più antiche. L’osservanza del sabato (il settimo giorno) e la cadenza settimanale sono accertate solo dopo l’esilio da Gerusalemme cui gli ebrei furono costretti dalla conquista babilonese del 586 a.C., ma probabilmente l’uso preesisteva da molto.
Tutti questi fattori non sarebbero semplicemente delle coincidenze naturali, ma condizioni determinate da un intelligenza per fare in modo che la Luna rendesse più stabile il pianeta Terra, o come già detto in precedenza, rendesse l’uomo piu’ legato alla materia, al corpo. In questa visione, non solo Luna non avrebbe origini naturali, ma sarebbe addirittura una sorta di astronave. o studio di regia.
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La teoria della Luna, come uno studio di regia ed un satellite artificiale e’ conosciuta anche come la Teoria di Vasin-Shcherbakov. Fu’ proposta nel 1970 da Michael Vasin e Alexander Shcherbakov, due membri dell’Accademia Sovietica delle Scienze, in un articolo intitolato “La luna e’ la creazione di un’intelligenza aliena?”.
Nell’articolo i due scienziati sostengono che il nostro satellite sarebbe un planetoide cavo realizzato da esseri sconosciuti (perlomeno alla massa) in possesso di una tecnologia di gran lunga superiore a qualsiasi altra disponibile sulla Terra.
Enormi macchinari sarebbero stati utilizzati per fondere le rocce e creare grandi cavità all’interno della Luna, con il risultato di abbondanti fuoriuscite di lava sulla superficie lunare. La Luna sarebbe quindi costituita da uno guscio esterno, realizzato con le scorie metalliche della lavorazione delle rocce, e da uno scafo interno, una sorta di guscio più profondo.
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Come affermano Vasin-Shcherbakov nel loro articolo, molti aspetti considerati finora enigmi lunari sarebbero spiegabili alla luce della loro ipotesi. L’origine della Luna è uno dei problemi più complessi della SCIENZA MODERNA. Finora, le ipotesi in discussione sono state tre:
1) La Luna era una volta parte della Terra e un qualche tipo di forza la espulsa in orbita. Questa teoria, secondo i due ricercatori, è stata smentita dalle ricerche più recenti.
2) La Luna si è formata in maniera indipendente dalla stessa nube di polveri e gas della Terra, diventandone un satellite naturale. Ma allora perché c’è una grande differenza tra il peso CHE LA LUNA secondo scienza ha (3,33g per centimetro cubo) e quello della Terra (5,5g)?
3) Sempre secondo dottrina scientifica (inauguarata da Galileo, leggete il documento “IL SISTEMA GEOCENTRICO nei file del gruppo Terra Magick!) La Luna si è formata separatamente e lontano dalla Terra. Ciò significa che il nostro satellite avrebbe navigato nel cosmo per lungo tempo e una volta giunta in prossimità della Terra, grazie ad una complessa interazione tra le forze gravitazionali (fantascienza pura!), sarebbe stata catturata in un orbita geocentrica perfettamente circolare. Si tratterebbe di un complesso di fattori davvero eccezionale!
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Di fatto, secondo Vasin e Shcherbakov, gli scienziati che studiano l’origine dell’Universo ad oggi non hanno alcuna teoria accettabile per spiegare come sia nato il sistema Terra-Luna. La loro ipotesi è semplice:la Luna è un satellite artificiale messo in orbita attorno alla Terra da parte di intelligenze non terrestri a noi sconosciute.
L’ipotesi dei due scienziati russi implica che la Luna deve essere vuota al suo interno, con un guscio sottile di metallo che spiegherebbe come mai i grandi crateri lunari, generalmente formati da impatti meteoritici, sono così poco profondi, presentando il fondo piatto o addirittura convesso, a differenza dei crateri più piccoli che hanno una profondità proporzionale al loro diametro.
Gli autori sottolineano che il materiale di superficie della Luna è composto prevalentemente da cromo, titanio e zirconio, tutti metalli refrattari, meccanicamente resistenti e con proprietà anti-corrosivo.
Se qualcuno avesse dovuto mettere a punto un materiale per proteggere un gigantesco satellite artificiale dagli effetti sfavorevoli degli sbalzi di temperatura, dalle radiazioni cosmiche e dal bombardamento meteoritico, probabilmente avrebbero scelto proprio questa miscela di elementi.
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Così scrivono i due ricercatori russi nell’articolo:
“Dal punto di vista ingegneristico, l’astronave che noi chiamiamo Luna è superbamente costruita. E questo spiega molto bene la sua longevità. È possibile che sia anche più antica del nostro stesso pianeta: alcune rocce lunari se sono vere si sono dimostrate essere più antiche della Terra. ”.
Secondo i due ricercatori, è difficile stabilire il tempo quando la Luna ha cominciato a brillare nel cielo. Come dimostrato all’inizio di questo lavoro, alcuni studiosi di storia e di miti antichi hanno trovato nella letteratura antica brani tratti da autori importanti del passato nei quali si legge chiaramente che un tempo il cielo terrestre era senza la Luna, forse il ricordo più remoto dell’umanità.
Per non parlare delle prove che si sono lasciati dietro i leggendari Pelasgi. Che fossero forse i mitici “Giganti” degli albori?
I famosi Filistei molti sostengono fossero i Nephilim bibblici, I Giganti che abitavano la terra prima dell’uomo e tutti sono concordi nel reputare i Filistei discendenti dei Pelasgi, ma di questo parleremo in un altro lavoro.
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Se, dunque, un tempo non c’era la Luna, chi l’ha messa lì e perchè? I due ricercatori russi ipotizzato che la Luna possa essere una nave spaziale molti antica, una sorta di antica arca di Noè utilizzata da un’antica civiltà per per colonizzarare il nostro pianeta: noi saremmo i loro discendenti.
Gli autori immaginano l’interno della Luna sia pieno di carburante per i motori, materiali e apparecchi per lavori di riparazione, strumenti per il sostentamento vitale e apparecchiature di osservazione. Vasin e Shcherbakov, non credono che la Luna sia ancora abitata, e probabilmente molti dei suoi dispositivi automatici hanno smesso di funzionare.
Ma in alcune ipotesi alcuni teorici credono che non solo la Luna sia ancora abitata, ma che svolga ancora un ruolo importantissimo. Un po’ come descritto nel film “The Truman Show”, nel quale il regista del programma può osservare tutto ciò che accade dal suo ufficio posizionato nella finta luna, così i nostri ‘invasori’ utilizzano il nostro satellite come avamposto di osservazione per “l’esperimento uomo”.
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D’altra parte, il fatto che la Luna mostra sempre lo stesso lato alla Terra (caratteristica molto rara in tutto l’Universo conosciuto) faciliterebbe il compito degli osservatori, che avrebbero la possibilità di osservare costantemente la Terra, senza dover aspettare ogni volta il completamento della rotazione della Luna sul proprio asse.
Un’idea simile fu avanzata già nel 1959 dal professor Iosif Sklovskij, un eminente scienziato, in relazione ai satelliti di Fobos e Deimos. Dopo aver attentamente analizzato i dati, il ricercatore concluse che entrambi devono essere vuoti e perciò satelliti artificiali.
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CAPITOLO 5: LA LUNA E LA CIVILTA’ (tratto da “atlantide e il regno dei giganti”)
Circa trentamila anni or sono, una civiltà molto sviluppata e diversa dalla nostra era stabilita nelle Ande, a una altezza di 3.000 o 4.000 metri al di sopra dell’attuale Oceano Pacifico. L’oceano di allora raggiungeva questa altitudine sulle montagne, e la civiltà di Tiahuanaco viveva in riva al mare. Ciò vuol dire che in quelle regioni l’aria, allora, era respirabile senza difficoltà. Per quali ragioni l’acqua e l’aria si trovavano accumulate a simile altezza? Perché il satellite della Terra di allora, simile alla nostra Luna attuale, distava solo da 5 a 6 raggi terrestri da noi. Invece di una marea simile a quella di oggi, che sale e scende con la Luna a 60 raggi terrestri da noi, la marea di allora, non aveva il tempo di ridiscendere: quella Luna, d’azione potente, girava troppo veloce attorno alla Terra. Così, tutte le acque del globo erano ammassate in una marea permanente che formava una fascia intorno al nostro pianeta. Questa fascia raggiungeva nelle Ande più di 3.000 metri di altezza. Fatto, questo, confermato da uno strato continuo di depositi marini che si può seguire, a quella altitudine, per 800 chilometri.
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Esisteva, allora, una civiltà i cui principi erano diversi dai nostri. Di questa civiltà, anche dal punto di vista intellettuale, noi possediamo oggi elementi che ci illuminano. Le sculture di uno di questi portici monolitici sono state decifrate nel 1937. Cosa rappresentano? Un calendario concepito molto meglio del nostro: quel calendario comincia da un solstizio ed è diviso in solstizi ed equinozi. I suoi dodici mesi e le sue settimane corrispondono alle fasi cicliche del satellite Luna. Le figurazioni rappresentano non solo il movimento apparente, ma anche il movimento reale del satellite. Mentre il nostro calendario non ha, astronomicamente parlando, un preciso inizio; i nostri mesi e le nostre settimane non corrispondono alle fasi della Luna e, generalmente, non sappiamo che la Luna ha un movimento reale diverso dal suo movimento apparente. Dobbiamo pensare che gli uomini di Tiahuanaco fossero intellettualmente più sviluppati di noi.
Tiahuanaco. Sopra: particolare del calendario. Sotto: veduta anteriore de „La puerta del Sol“ con il calendario.
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La cosmografia dell’austriaco Hoerbiger, il creatore di queste nuove concezioni sul sistema solare, ci prospetta un’idea ancora più sbalorditiva. La Luna non è il primo satellite della Terra. Vi sono state molte lune: ad ogni periodo geologico un satellite ha girato intorno alla Terra. Perché, infatti, vi sono periodi geologici così bruscamente distinti gli uni dagli altri? Ciò è dovuto al fatto che alla fine di ognuno dei periodi — ed è questo che ne determinava la fine — un satellite è venuto a cadere sulla Terra. La Luna non descrive intorno alla Terra una ellisse chiusa, ma una spirale che va via via restringendosi e finirà per cadere sulla Terra. Vi è stata una Luna dell'era Primaria che è caduta sulla Terra, poi una dell'era Secondaria e una di quella Terziaria. Prima di cadere, quando la sua spirale era troppo vicina alla Terra, ciascuna di queste lune si dissolveva, i solidi, i liquidi, i gas si separavano; così il satellite, girando troppo velocemente, „acchiappava quelle parti che si erano staccate e si muovevano più lentamente, il tutto si trasformava in un anello, simile a quelli che vediamo intorno a Saturno, i quali sono in questo stato attualmente. Infine, restringendosi la spirale, l’anello toccava la Terra e il satellite si schiacciava, più o meno attorno al nostro pianeta. Tutto ciò che rimaneva preso sotto, piante o animali, era sotterrato e si fossilizzava, per la mancanza d’aria e per la pressione. Infatti si trovano fossili solo in questi periodi. L’organismo sotterrato nei nostri tempi non si fossilizza, imputridisce. Così abbiamo per mezzo dei fossili testimonianze frammentarie sulla storia della vita. Molto prima di questo urto, durante periodi di centinaia di migliaia di anni, la Luna girava intorno alla Terra a una distanza da 4 a 6 raggi terrestri abbastanza regolarmente, perché il mese lunare era allora uguale al giorno terrestre, fin quando la caduta della Luna si accelerava.
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Durante questo periodo fisso in cui il satellite era ravvicinato, il peso di tutti gli oggetti e di tutti gli esseri terrestri era diminuito.
Poi, nei periodi senza Luna, sopravvissero soltanto esemplari con brusche mutazioni. Gli uomini normali sono stati formati durante l'era Terziaria prima dell’avvicinarsi della nuova Luna, uomini più piccoli, più pesanti, meno intelligenti: i nostri antenati. Ma alcune razze giganti e intelligenti dell'era Secondaria, forse quindici milioni di anni fa, hanno continuato a esistere, e sono questi giganti che hanno civilizzato gli uomini. Tutte le antiche mitologie, dall’Egitto e dalla Grecia alla Scandinavia, dalla Polinesia al Messico, riferiscono unanimi che gli uomini sono stati civilizzati dai giganti e dagli Dei.
L’età d’oro dei giganti bonaccioni e civilizzatori non durò che una sola volta. La Luna terziaria, che i giganti e gli uomini di Tiahuanaco conobbero, finì anch’essa per venire a schiacciarsi sulla Terra. Le acque degli oceani si abbassarono poiché nulla più tratteneva la fascia marina dei tropici. I mari rifluirono senza dubbio fino ai poli, lasciando scoperti solo i più alti massicci montagnosi. La enorme massa d’acqua in movimento distrusse uomini e civiltà un po’ ovunque sulla Terra e, infine, il livello dei mari si stabili presso a poco a quello attuale. Chi sopravvisse? Coloro che si erano rifugiati, o già vivevano isolati, sulle alte montagne, come Platone stesso dice.
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Nelle Ande l’aria era divenuta irrespirabile: poiché, adesso, si era a 4.000 metri sul livello del mare. Una civiltà quasi completamente marittima ormai non era più possibile: il mare era scomparso. I sopravvissuti non poterono fare altro che scendere verso le paludi che il mare, ritirandosi, aveva create: la loro civiltà era perduta e, con essa, la loro terra, le loro navi, i loro arnesi, la maggior parte dei loro sapienti certamente: i sopravvissuti dovettero essere ben pochi. I grandi spostamenti del mare avevano repentinamente distrutto le città: intorno al Titicaca si trovano cantieri che rivelano essere stati abbandonati d’improvviso. Si doveva ricominciare quasi dal nulla. Le antiche mitologie acquistano ora un significato e ci aiutano a capire. Alcune razze di giganti degenerarono ,a tal punto che divennero cannibali e si nutrirono di carne umana. I giganti-orchi si trovano in tutte le tradizioni. Altri giganti rimasero più civili e lottarono contro le barbarie della decadenza. Tutti i popoli ricordano orrende lotte tra giganti e Dei: gli uomini considerarono Dei coloro che li proteggevano. Ercole è uno degli Dei più antichi, sia in Grecia che in Egitto: è il gigante buono che distrugge i giganti cattivi. Giove stesso non può vincere i Titani senza l’aiuto di Ercole. Poi, naturalmente, i giganti s’indebolirono: fisiologicamente, nei periodi di Luna lontana, non potevano più sopportare il loro peso e anche il loro cervello degenerò. E, allora, gli uomini sterminarono i mostri. Davide uccise Golia. L’arma da getto, la fionda, dei piccoli uomini fece scomparire i giganti divenuti più o meno ebeti. Anche Victor Hugo, nei racconti delle fate, si meraviglia: Di vedere orribili, instupiditi giganti Vinti da nani intelligenti e coraggiosi. Così giungiamo all’alba della nostra Storia, quella che comincia circa sei o settemila anni fa. I giganti sono sterminati. Restano narrazioni alle quali a stento si può credere: come Urano e Giove divorarono i loro figli; come gli Ebrei, entrando nella terra promessa, trovarono il letto di ferro di un re gigante alto quattro o cinque metri; come antiche civiltà erano scomparse a causa di cataclismi; e la storia dell’Atlantide non è che un episodio di queste distruzioni.
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La teoria di Hoerbiger ci permette anche di collocare, in quel tempo e in quello spazio del Nord Atlantico, un’altra Atlantide più modesta, che tuttavia ci colpisce in modo particolare. La catastrofe delle Ande può essersi verificata duecentomila anni fa. Dopo questa data la Terra si è trovata senza satellite fino all’avvento della nostra Luna attuale. Questa Luna era un piccolo pianeta che, come tutti i pianeti, girava in una spirale che si restringeva. I piccoli pianeti ruotano in spirale più rapidamente di quelli grandi perché la loro forza d’inerzia è minore: essi portano in sé una carica minore della primitiva potenza esplosiva. Dunque, nella loro spirale che si avvolge più rapidamente, i piccoli pianeti raggiungono quelli grandi. Accade fatalmente che un piccolo pianeta passi troppo vicino a uno grande. Il piccolo pianeta si mette a ruotare attorno all’altro: diventa un satellite. Così la nostra Luna fu captata dalla Terra, forse dodicimila anni fa. Concepiamo che una civiltà si era stabilita in un’epoca compresa fra trentamila e dodicimila anni or sono su altopiani fra il 40° e il 60° grado di latitudine Nord; ed ecco questa civiltà di nuovo distrutta, questa volta per sommersione: le acque del Nord, come racconta Platone, la ricoprono in una sola notte, e più a Nord hanno di nuovo inizio le ere glaciali su terre prive di aria e di acqua. Così si presentano a noi due Atlantide: ambedue possibili; l’una di gran lunga posteriore all’altra e derivata da essa.
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CAPITOLO 6: I MISTERI DELLA LUNA (OLOGRAFICA?) Tratto dal blog di Giuliana Conforto.
Il cielo senza stelle, evidente nelle foto della NASA ha suscitato dubbi sull’autenticità delle Missioni Apollo. Chi è disponibile a una ricerca autentica, può comprendere che il “cielo” non è uno spazio “vuoto” popolato di palle. Allora non è solo la luna in crisi, ma tutta l’astronomia e anche la storia umana. Il “vuoto” è in verità pieno di mondi intelligenti, per chi usa la Forza, cioè ama la verità.
Durante il percorso nessun contatto radio, le foto con incongruenze quali la bandiera americana che sventola all’aria in un mondo senza aria, le ombre effetti di varie fonti luminose e non dell’unica in teoria possibile, il sole. La zona ricoperta dai vari allunaggi piccola e il sospetto dilagante che siano una burla della NASA. Doveva vincere la competizione con l’URSS e distogliere l’attenzione dalla guerra in Vietnam, si dice. Il movente non convince però. Dopo 40 anni, la domanda “sono andati o no sulla luna?”, non ha una risposta. Il mistero continua.
C’è una regia occulta, dicono i sostenitori della terza via: sta nell’offrire tesi opposte, indurre gli uomini a schierarsi con l’una o con l’altra e così scatenare i conflitti. La base della regia occulta è il dualismo, evidente nelle “opposizioni” politiche e nelle azioni che provocano reazioni ecc. L’elenco è lungo, comprende extra-terrestri e crisi finanziaria, si arricchisce ogni giorno di novità, allarmi da un lato e offerte di salvezza dall’altro. La terza via non basta.
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Pur essendo (secondo dottrina) molto più piccola del sole, le dimensioni apparenti della luna sono tali da provocare le eclissi totali di sole. Le sue dimensioni sono anomale; in proporzione ai loro rispettivi pianeti, gli altri satelliti naturali sono tutti molto più piccoli, incapaci di oscurare il sole, se non in minima parte. Perché il disco lunare è grande esattamente quanto quello solare? Non è un caso, ma l’indizio di una “realtà” diversa da quella dipinta dall’astronomia e di un’ingerenza “aliena” meno misteriosa di quanto si creda.
E se la luna, visibile in cielo, fosse non un corpo reale, ma un ologramma, un’immagine del vero satellite, forse molto più piccolo, il luogo extra-terrestre dove si sono recati gli astronauti delle Missioni Apollo?
Platone le chiamava ombre, il termine “ologramma” allora non c’era. Giordano Bruno e altri saggi e poeti parlano di realtà umbratile che oggi chiamiamo “film” o “matrix”. Tutto si spiega se si comprende la natura della materia nucleare che compone il film stesso.
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A favore dell’autenticità delle Missioni Apollo, i 380 chili di rocce lunari, riportate dagli astronauti. Materia quindi, materia tangibile ed esaminata da tutti i laboratori del mondo, materia che ha posto più problemi che soluzioni.
La luna non ha campo magnetico e le rocce “lunari” sono magnetizzate! Dove le hanno prese? Non sulla luna visibile e nemmeno sulla terra; le rocce “lunari”, infatti, contengono elementi radioattivi che a terra non esistono più perché sono decaduti. Il suolo dove hanno raccolto le pietre “lunari” deve essere extra-terrestre, tale da “congelare” il tempo, bloccare il decadimento radioattivo con cui si misura il tempo. Basta penetrare le “pieghe” della “mela” per comprendere che non è un’assurdità.
Composta di densi, supersonici e turbolenti fiumi di plasma, la “mela” che ci avvolge non è trasparente, contiene zone senza campo magnetico, quindi senza tempo e invisibili con i telescopi. In queste zone, individuate anche dalle sonde spaziali, si nascondono astronavi, alieni e satelliti artificiali, “visibili” con i sensi interiori.
Le rocce “lunari” contengono elementi refrattari quali il titanio. La crosta “lunare” è apparsa molto più dura di quanto si ritenesse prima del tentativo degli astronauti di perforarla; è un indizio della natura metallica, artificiale, del nostro satellite “naturale”. Il fatto è inquietante. Lo sbarco sulla “luna” sarebbe la prova di contatti tra gli alieni, usuali abitanti del satellite, il governo USA e alcuni scienziati della NASA, i pochi addetti a definire le traiettorie dei viaggi spaziali, i pochissimi consapevoli che la “mela” è come una gigante sala con schermi al plasma e specchi curvi che possono moltiplicare, distorcere e ampliare gli ologrammi.
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Nelle foto della NASA sulla “luna” il “cielo” è senza stelle.
Allora è un set cinematografico? Si, è possibile, ma è anche possibile che il “cielo” nella “zona” senza campo sia diverso da quello che vediamo da terra: il “cielo” non è uno spazio vuoto, trasparente, in sole 3 dimensioni, come ci fa credere l’astronomia. Il “cielo”, lo spazio che avvolge il sistema solare, è una Big Apple, una sala piena di schermi e di specchi; cambia se la posizione dell’osservatore cambia.
Ma se non c’era campo, come hanno comunicato gli astronauti e la base NASA a Houston? Qualcuno, esperto della natura speculare e cellulare della “mela”, li ha aiutati a stabilire il contatto. Alieni? Forse anche menti “alienate”.
Fantascienza? No, coscienza che osserviamo solo il passato. I segnali possono provenire dal futuro… Qui si apre uno squarcio su una questione che travolge l’astronomia e tutta la storia conosciuta: il TEMPO LINEARE, legato al denaro, al lavoro salariato e all’interesse bancario, la “tirannia” che soggioga scienze e società. Il tempo sta accelerando e la “tirannia” può cadere da un momento all’altro, perché è inventata… La previsione è tipica dell’astrologia, la scienza che studia l’altro lato della fORZA, il campo debole. Tracce di questo lato cruciale per l’evoluzione, si trovano anche nelle Missioni Apollo, per chi le cerca, è ovvio.
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Un tempo, la Terra era senza luna.
Lo affermano Aristotele e Plutarco in Grecia, Apollonio e Ovi­dio a Roma antica, nonché vari altri autori. Le loro tesi coincidono con i simboli trovati nel cortile di una casa a Kalasasaya, vicino alla città di Tiahuanaco, in Bolivia. La luna sarebbe apparsa in cielo tra 11.000 e 13.000 anni fa…
CONCLUSIONE
Anche negli antichi testi vedici (ma sempre posteriori ai Pelasgi), si fa riferimento alla luna come un’energia che cattura la “mente” dell’essere umano. Nei veda la Luna e’ considerata come una via d’uscita rispetto al sole che rappresenta l’entrata in questo nostro “gioco” spazio temporale.
La luna sembra essere qualcosa messa li dopo l’ultimo diluvio come per sorvegliare l’evoluzione dell’essere umano, il suo compito possiamo supporre essere quello di tenere l’essere umano legato, imprigionato, al suo corpo-animale.
Nell’istinto dell’uomo c’e’ come un’avversità nei confronti della luna, credo essa sia direttamente collegata al nostro sistema endocrino, dunque la luna ci imprigiona alla bestia, alla carne; sarà forse per la stessa ragione che le donne sentono maggiormente l’influsso delle fasi lunari, poiche’ posseggono una gran quantità di ormoni.
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Ci sono stati casi in cui uomini presi da uno strano delirio abbiano persino provato a colpire la luna con armi, anche nella cinematografia ci sono stati parecchi richiami all’atto di colpire la luna come per distruggerla, quasi come fosse un qualcosa di negativo che imprigiona l’uomo.
nel famoso cartone-animato Dragon Ball la luna viene distrutta per fars si che Goku non si trasformi piu’ in una bestia senza controllo.
Il resto lo lasciamo all’evolversi delle nostre consapevolezze.


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